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tratto da la Nazione - 28 aprile 2003
GROSSETO
BACCO ON LINE: UN CORSO PER OPERATORI DEL VINO
PIOMBINO - Corso per operatori del vino, arriva "Bacco on line 2". Sono aperte fino al 9 maggio le iscrizioni a "Bacco on line", il corso gratuito di formazione per operatori del turismo del vino, organizzato dalla Regione Toscana con il contributo del Fondo sociale europeo, che si svolgerà a Piombino nei prossimi mesi. Il soggetto proponente, che realizzerà materialmente il corso è Siderfor, in partenariato con il Consorzio Strada del Vino Costa degli Etruschi ed altri enti. Il corso, di 600 ore, di cui 200 di stage in azienda, prevede la presenza di 20 allievi inoccupati o disoccupati in possesso di diploma di scuola superiore, e tende a formare una figura ormai richiestissima sul mercato, quella di un operatore capace di organizzare e gestire il flusso di turisti in aree di grande interesse enogastronomico, culturale e naturalistico. Le domande vanno presentate a Siderfor Piombino, entro il 9 maggio. L'ammissione è subordinata al superamento di una selezione che inizierà il 14 maggio. Il corso dà inoltre la possibilità a 12 dirigenti di aziende vitivinicole e operatori delle strade del vino, di partecipare a 200 ore di formazione.


tratto da il Nuovo - 28 aprile 2003
Arte ed ebbrezza nel cuore di Roma
Non solo la bontà del vino. Ma anche l'estro di un gruppo di artisti internazionali che ha disegnato le etichette delle bottiglie. Fino al 20 maggio, tutti i segreti dell'arte di Bacco.
ROMA - Pochi sanno del connubio che esiste tra il vino e la creazione artistica dell'uomo. Due aspetti fondamentali che si sposano in quel piccolo rettangolo di carta che è l'etichetta. L'Associazione culturale "II Magazzino del Sale" ha raccolto le opere originali di artisti famosi, quali Baj, Pomodoro, Minguzzi, Manzù, Rotella, Cobo, Sassu e Kodra che hanno prestato la loro opera per la creazione di etichette artistiche.Opere dedicate al Vino della pace, prodotto con 500 vitigni di ogni parte del mondo, a simbolo di fratellanza tra i popoli. Quale migliore momento visti gli ultimi avvenimenti internazionali?Oltre 500 etichette originali tra le più rare al mondo, estrapolate da una selezione fatta su oltre 450.000, sono le protagoniste della mostra Arte ed ebbrezza - da Manzù a Dario Fo ospitata nelle Sale del Bramante dal 23 aprile fino al 20 Maggio 2003. Nell'ambito della manifestazione sono previsti lo scambio d'etichette da collezione, attività seguita da oltre 5.500 collezionisti in tutta Europa e una degustazione di famosi vini pregiati.Esposti al pubblico anche dieci fondi di botte scolpiti e dipinti da Enrico Baj, Gio Cavazzon, Arrigo Buttazzoni, Gianna Marini, Mertens, Giorgio Celiberti, Darko Bevilacqua, Tony Zanussi, Agostino De Romanis, Gastone Marizza.Tra le chicche alcune etichette risalenti alla prima e seconda guerra mondiale, e precisamente l'etichetta più piccola del mondo (cm 3 x 2) e le originali cartine militari con i piani bellici dell'esercito tedesco dietro alle quali, per mancanza di carta, si stampavano le etichette di vino.


tratto da la Stampa - 27 aprile 2003
DIBATTITI, EVENTI, PROPOSTE E DEGUSTAZIONI ALLA RASSEGNA ENOLOGICA DI LANGA E ROERO APERTA AD ALBA
Anche i medici di base dicono che "il vino fa bene"
Presentati i risultati di una ricerca sul territorio dell'Asl 18. Oggi bianchi e rossi vanno a scuola
di Giuseppina Fiori
Il consumo del vino è consigliato da una percentuale significativa di medici di base. E' emerso ieri a Vinum durante un dibattito su "Il bere...sociale", che si proponeva di indagare sul rapporto tra il vino e il consumatore. Il professor Alessandro Meluzzi, direttore scientifico della scuola di umanizzazone della medicina, ha comunicato i risultati di una ricerca condotta tra i medici di base dell'Asl 18 Alba-Bra e dell'area metropolitana di Torino dalla quale risulta che il consumo del vino è consigliato per il mantenimento della salute dal 70% dei medici intervistati, dal 68% anche per fini terapeutici, purché in quantità contenuta. Il consumo è ritenuto utile ai fini della cura preventiva per i problemi cardiovascolari, per le funzioni antiossidante, ansiolitica, risocializzante, digestiva e rilassante. Il 73% dei medici intervistati ritiene "utile e modesto" il bere due bicchieri a pasto, solo il 4% lo considera pericoloso per la salute. A livello terapeutico vengono preferiti, nell'ordine, i vini rossi, bianchi, frizzanti. La fiera enologica, che ha trasformato tutto il centro storico in un grande palcoscenico di eventi, ieri è stata presa d'assalto dai turisti. Affollati i chioschi di Vinum, lo show room nel cortile della Maddalena, dove si sono svolte le degustazioni guidate di barbera, Roero e Roero arneis. Molta attenzione per i vini regionali presentati da "Vinum Piemonte", per l'enoteca del mondo con prodotti di 18 Paesi. Code all'ingresso del palazzo di piazza Medford dove sono esposte per degustazioni 700 etichette di 300 aziende di Langhe e Roero, e cento vini rari del Piemonte. Tra i visitatori di ieri, l'assessore regionale all'Agricoltura, Ugo Cavallera, che ha commentato: "La Regione sostiene la promozione dei prodotti tipici tra cui i vini e gli aspetti collegati come il turismo e l' enogatronomia, ma è necessasrio puntare sulla qualità per difendersi dalla concorrenza". La città è stata anche animata dai figuranti dell'Assedio di Canelli. La fiera proseguirà fino al Primo maggio. Oggi e domani con "Vinum a scuola" si terranno incontri con gli studenti (ore 9-13). Oggi pomeriggio al pala convegni di piazza Duomo, in collaborazione con l'Associazione Italiana Sommeliers, si terranno la seconda edizione del "Trofeo Piemonte" sul nebbiolo e il concorso "miglior sommelier del Piemonte 2003" (ore 15). Il palazzo di piazza Meddford con la "Grande enoteca" sarà aperto oggi e domani dalle 17 alle 23.


tratto da il Giornale di Vicenza - 27 aprile 2003
Dal Giardinetto a Cavazzale
Su Rai2 c'è la Fraglia del Torcolato
Oggi 27 aprile, alle 18.45, Eat Parade, la trasmissione televisiva della rete 2 della Rai condotta da Bruno Gambacorta, farà nuovamente tappa nel vicentino - ricorda un comunicato - grazie all'intervento del sottosegretario alle attività produttive Stefano Stefani. La puntata conduce a Cavazzale nella nuova cantina del ristorante Giardinetto di Paola e Nicola Fanton alla scoperta dell'Antica Fraglia del Torcolato, che riunisce produttori ed estimatori del celebre vino da dessert della zona doc di Breganze. Si tratta di una nuova confraternita che intende valorizzare appunto il vino torcolato attraverso serate di degustazione, viaggi studio in territori che producono altri vini passiti e serate conviviali con i futuri "ambasciatori" del torcolato di Breganze, un antico e qualificato prodotto della viticoltura vicentina che ha dato vita anche alla strada del torcolato e dei vini doc di Breganze. A presentare ai telespettatori l'Antica Fraglia, con altri confratelli, saranno Fausto Maculan, Antonio Brian e Franco Cavallon. La trasmissione, promossa dal consorzio Vicenza è, sarà replicata martedì 29 aprile alle ore 10, sempre sulla rete 2 della Rai, con l'obiettivo di promuovere un buon vino al di fuori del nostro territorio e per invogliare gli appassionati a visitare le cantine di Breganze e i ristoranti vicentini. Il torcolato si produce con uva vespaiola, così chiamata perché il suo succo è amato dalle vespe, con aggiunta in minore quantità di garganega e tocai. Le uve vengono lasciate a riposare, con i grappoli ben maturi appesi con degli spaghi e attorcigliati (da qui il termine "torcolati") alle travi di soffitte per due o tre mesi dopo la raccolta, poi pigiate e il vino, dopo 24 ore di fermentazione, è posto nei fusti e viene messo in bottiglia solo dopo anni. Da un quintale di uva appassita non si ricavano più di 20-25 litri di vino attraverso la torchiatura, e anche da questo processo potrebbe essere derivato il nome di torcolato, un vino da dessert, di colore giallo tendente al dorato fino all'ambrato, con un profumo di straordinaria ricchezza, dolce al gusto ma di grande equilibrio. L'Antica Fraglia del Torcolato si è costituita ufficialmente domenica 19 gennaio 2003 in seno al Consorzio Vini Doc di Breganze. Da un'idea dell'architetto Nazzareno Leonardi è nata la tunica mantello dei fragliati, con i colori della vite e del vino, e la cappa con il medaglione in bronzo, disegnato dall'artista Renzo Salgarollo. L'Antica Fraglia, nome già in uso a Vicenza in epoca medioevale, si presenta ora con l'obiettivo ambizioso di diffondere la cultura del vino e dell'enogastronomia vicentina.


tratto da la Stampa - 23 aprile 2003
Inaugurazione della 27ª rassegna alle 17,30 nella chiesa di S. Domenico
"Quando il vino fa spettacolo"
Da oggi ad Alba 300 aziende e 700 etichette
Si alza oggi il sipario su "Vinum": nella chiesa di San Domenico alle 17,30 sarà inaugurata la 27ª edizione della rassegna enologica con l'intervento di Franco Vitale, direttore generale per il turismo del ministero delle Attività produttive, presenti amministratori, produttori e operatori economici. Seguirà il taglio del nastro al palazzo delle mostre e congressi di piazza Medford che ospita la Grande enoteca con i vini di 300 aziende di Langhe e Roero e circa 700 etichette, a disposizione fino al Primo Maggio per assaggi e confronti. Il sindaco di Alba, Giuseppe Rossetto, dice: "Con questa edizione Vinum consolida il cambio di stile avviato lo scorso anno e che ha portato al totale coinvolgimento della città. Non più esposizione limitata al palazzo fieristico di piazza Medford, ma degustazioni ed eventi che animeranno il centro storico. Tra le novità, la valorizzazione dei vini rari del Piemonte, la presentazione in via sperimentale dell'Alba doc, il nuovo vino frutto di assemblaggio di nebbiolo e barbera che porterà il nome della città e che durante la rassegna sarà sottoposto al test dei consumatori. Emerge il desiderio di confronto con la realtà enologica regionale attraverso ''Vinum Piemonte'' e internazionale con l'enoteca dei vini di 18 Paesi stranieri, la voglia di comunicare cultura enologica ai giovani". Continua il sindaco: "Vorrei sottolineare che Vinum è una manifestazione più rivolta agli enoturisti che agli operatori del settore e che vuole soprattutto trasmettere ai visitatori italiani e stranieri la cultura del territorio, i valori della tipicità, dell'identità albese. Secondo il mio parere deve essere anche una occasione per qualche riflessione sui prezzi, sulla qualità e sul rapporto qualità-prezzi. Ci sono differenze nei vini e ci devono essere anche differenze nei prezzi". "Quando il vino fa spettacolo" è il sottotitolo di Vinum 2003, ovvero non solo degustazioni, ma spazio all'arte, alla cultura, a mostre, incontri e dibattiti. Nella chiesa di San Domenico, che ospita la cerimonia inaugurale di oggi, è esposta fino all'11 maggio una antologica dedicata a Virio da Savona (1901-1995), pittore eclettico e di grande talento. L'esposizione "omaggio ad un Novecentista italiano" propone 60 opere di Virio Agamennone, un artista dal respiro internazionale, che dopo essere stato per anni a Parigi, si stabilì ad Albisola. Curata da Maria Grazia Virio e da Giorgio Barberis è ad ingresso libero (da martedì a venerdì: ore 15,30-19,30; sabato, prefestivi e festivi 10,30-12,30; 15-19,30 chiuso lunedì). Il palazzo fieristico di piazza Medford, sede della grande enoteca, ospita "Le seduzioni del vino", esposizione multimediale a cura dell'Istituto Graf di Bologna. Le scenografie, curate dallo Studio Letizia di Mango, evocano alcuni luoghi emblematici: la vigna, l'aia, l'osteria, la cantina. All'interno delle installazioni sono inserite riproduzioni di dipinti rinascimentali e barocchi, antiche stampe e testi poetici di varia epoca: dall'antica Roma al vicino Oriente, dal Rinascimento al Romanticismo ottocentesco. "Un percorso che mette in scena il mondo colorato di emozioni e sentimenti che il vino, da sempre, contribuisce ad esaltare" commentano a Vinum. Nel palazzo fieristico è esposta anche una mostra collettiva "Le emozioni artistiche di Langa" degli artisti dell'associazione "Studio 13". Nella chiesa di San Giuseppe, si può visitare l'esposizione a fotografica "I particolari del vino" di Gianfranco Carosso e Daniele Cigna. Con il biglietto degustazione della rassegna enoica è possibile accedere gratuitamente al museo civico "Federico Eusebio". Al museo fino al 4 maggio è anche esposta la mostra "Il design nel quotidiano" ad ingresso libero. Da domani (venerdì 25 aprile) Vinum sarà aperto al pubblico: la grande enoteca nel palazzo di piazza Medford, dalle 11 alle 23; lo show room nel cortile della Maddalena presenterà degustazioni guidate di barolo, a cura di Gigi Brozzoni, direttore seminario Luigi Veronelli e di Richard Baudains della rivista Decanter (ore 12 e 17), i chioschi di Vinum sparsi nel centro storico (ore 11-20). Il palaconvegni di piazza Duomo ospiterà alle 16,30 il convegno "Il vino, prodotto agricolo o industriale?".


tratto da il Gazzettino - 23 aprile 2003
Viticoltori friulani in lutto per la morte di Schiopetto
Udine
Era malato da tempo, ma la notizia della sua morte ha lasciato attoniti i viticoltori friulani. Perché Mario Schiopetto non era soltanto uno dei più importanti alfieri del vino made in Friuli, ma in qualche modo il precursore di tutti gli altri. Nonostante si fosse accostato al vino tardi, alla fine degli anni sessanta, dopo aver fatto lavori di tutti i generi: dal pompiere al camionista all'autista di pullman, come ha ricordato Pietro Pittaro nel suo libro "Uomini e cantine". Una storia anomala, quella di Schiopetto. Figlio di un oste che gestiva "Ai Pompieri" in via Cussignacco a Udine, trova l'occasione per mettere in pratica le sue idee sul vino prendendo in affitto un terreno di proprietà della Curia di Gorizia, a Capriva del Friuli. "Fin dall'inizio - racconta l'enologo udinese Vanni Tavagnacco - Schiopetto ha introdotto tecniche innovative per la vinificazione dei bianchi. Ha preso esempio dai vini del Reno dando una svolta qualitativa a tutta la produzione del Collio e dei Colli orientali". L'introduzione della fermentazione a temperatura controllata consente a Schiopetto di farsi strada rapidamente e di ricevere, nel 1988, il premio Risit d'Aur inventato da Giannola Nonino. L'anno successivo realizza il suo sogno acquistando i terreni di Capriva. Ventidue ettari che diventeranno famosi in tutto il mondo.


tratto da l'Arena - 22 aprile 2003
Come per il vino, in arrivo una serie di controlli dal terreno alla bottiglia per garantire la qualità
Presto la tracciabilità per l'olio
Da settembre sull'etichetta il consumatore troverà nuove indicazioni
di Laura Zanoni
Come per il vino, anche per l'olio è possibile arrivare in tempi brevi a una tracciabilità di filiera dal terreno alla bottiglia che sia riconoscibile in etichetta e, come il mercato vitivinicolo, anche questo settore si sta specializzando per privilegiare sempre più la qualità rispetto alla quantità. L'introduzione del regolamento 1091 dell'Unione europea contenente nuove norme commerciali, che andrà in vigore il prossimo settembre, consentirà infatti di trovare in etichetta molte informazioni aggiuntive, anche se non obbligatorie, rispetto a quelle attuali. Verona, che ha ospitato il Salone dell'olio d'oliva assieme a Vinitaly, oltre che terra di importanti Dop è anche la sede di uno dei laboratori chimici delle Dogane (sono quindici in tutta Italia), specializzato nelle analisi sull'agroalimentare e sull'olio. Il laboratorio, con sede al mercato ortofrutticolo, fa capo all'Agenzia delle dogane, ente nato dalla riforma del ministero delle Finanze nel 2001 per velocizzare i traffici e tutelare il mercato; la lotta alle contraffazioni e alle frodi risulta fondamentale nel campo alimentare, dove è in gioco la salute del consumatore.
Per quel che riguarda in particolare l'olio, i laboratori chimici delle Dogane conducono prelievi a campione, per verificare che il prodotto dichiarato ad esempio come "extravergine" rientri nei parametri previsti dal regolamento comunitario 2568/91. Ora, con l'introduzione del nuovo regolamento 1019, cambierà l'indicazione dell'"extravergine" in "olio di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive". Molte le informazioni, facoltative per il produttore, che si potranno ottenere dall'etichetta: ad esempio, per un olio venduto in Italia, la provenienza delle olive che possono non essere di casa nostra.
Attualmente, le due maggiori contraffazioni sul prodotto risultano analiticamente non verificabili, e sono l'aggiunta di olio di nocciola e quella di deodorato, cioè il procedimento per cui si tolgono i cattivi odori con mezzi fisici. "I trattamenti blandi non alterano i parametri chimici - spiega Vittorio Bivona, direttore del Laboratorio chimico di Catania - quindi non sono riconoscibili alle analisi. L'olio di nocciola, poi, ha le stesse caratteristiche chimiche di quello di oliva. Su questo punto ci sono diversi studi in corso, anche se non si tratta di qualcosa di dannoso per la salute". In attesa delle nuove etichette dunque è bene prepararsi a saper leggere le indicazioni supplementari che, come sembra di capire, più numerose saranno, più garantiranno il consumatore. "Con il nuovo regolamento di fatto cambierà ben poco, se il consumatore non sarà educato a leggere l'etichetta - commenta Bivona -. È l'educazione il vero problema. Ad esempio, i produttori che vogliono indicare l'acidità in etichetta dovranno aggiungervi altri tre valori: cere, parametri spettrofotometrici e numero di perossidi. Solo dicendo al consumatore che più bassi sono questi valori, maggiore è la qualità dell'olio, egli potrà effettuare una scelta consapevole".


tratto da la Stampa - 22 aprile 2003
Alba, la fiera enologica di primavera s'inaugura domani alle 17,30
Aeroporto sponsorizza "Vinum"
Cuneo-Levaldigi sempre più attento al turismo
Conto alla rovescia per "Vinum", la fiera enologica di primavera che sarà inaugurata domani nella chiesa di San Domenico (ore 17,30), con l'intervento di Franco Vitale, direttore generale per il turismo del ministero delle Attività produttive. Seguirà l'apertura dei banchi di degustazione della grande enoteca nel palazzo mostre e congressi di piazza Medford (ore 19). "Vinum" è promosso da Comune, ente turismo, con l'organizzazione di Go Wine. Giacomo Oddero, fondatore della rassegna, nata ventisette anni fa come fiera del vino di Pasqua, e presidente della Fondazione Crc che l'ha sempre sostenuta, dice: "Era stata istituita tanti anni fa partendo dall'esigenza di organizzare una manifestazione nel periodo primaverale, che era una stagione morta per il turismo, e per dare l'opportunità non solo alle aziende affermate ma anche ai piccoli produttori di presentarsi al grande pubblico. La fiera è cresciuta, si è raffinata ed oggi rappresenta un appuntamento importante per enoturisti italiani e stranieri. La Fondazione Crc la appoggia finanziariamente, così come avviene con le altre manifestazioni della provincia". Tra gli sponsor principali di "Vinum" c'è l'aeroporto di Cuneo-Levaldigi, che come sottolinea il presidente di Go Wine Massimo Corrado, "sta sviluppando l'attività dello scalo e può diventare un importante riferimento per il turismo enogastronomico". L'aeroporto si presenterà a "Vinum" con una conferenza, in programma per domenica al palaconvegni di piazza Duomo (ore 15), per illustrare i suoi programmi. "Levaldigi", nell'intento di caratterizzarsi al meglio con il proprio bacino, sta attuando un intenso programma promozionale con partecipazione diretta agli eventi culturali e fieristici, interagendo con gli operatori economici e del turismo per favorire attraverso i voli già istituiti e programmati, un flusso ricettivo di scambi commerciali e turistici. "La strategia di sviluppo integrato col territorio - dicono a Levaldigi - è motivata dal fatto che lo scalo della provincia Granda, più di altri aeroporti, ritiene indispensabile e prioritario fare coincidere il proprio sviluppo quale ''porta d'ingresso del territorio'' dall'Europa e viceversa, partecipando attivamente alla promozione". Si è così dato inizio ad una stretta sinergia operativa con il tessuto economico-industriale del bacino (Camera di commercio, Unione industriale, associazioni imprenditoriali e forze sociali), le aziende di promozione turistica regionale e locale, gli enti fieristici. In questo contesto è nata la collaborazione con l'ente turismo Alba, Bra, Langhe, Roero e l'associazione Go Wine, che vede l'aeroporto partecipare a Vinum 2003 quale sponsor ufficiale dell'evento. La fiera è accompagnata da iniziative culturali, mostre. Nella chiesa di San Domenico è esposta una raccolta di opere di Virio da Savona (Virio Agamennone), pittore eclettico e di grande talento; nella chiesa di San Giuseppe, la mostra fotografica "I particolari del vino" di Gianfranco Carosso e Daniele Cigna; nel palazzo di piazza Medford "Le seduziono del vino" dell'Istituto Graf di Bologna e "Le emozioni artistiche di Langa" a cura dello "Studio 13".


tratto da Alto Adige - 22 aprile 2003
Dulcenda benedice il Vino Santo
Positivo esordio della prima rassegna internazionale dei passiti
140 etichette e 2 mila visitatori

di Francesca Quattromani
TRENTO. La Valle dei Laghi in Trentino come il Sauternes in Francia. Ovvero, l'immagine di una zona vocata per i vini dolci parte dal Vino Santo, o meglio: da "Dulcenda". La prima "Rassegna internazionale del Bere Dolce", chiusasi nei giorni scorsi nella Valle dei Laghi, a Castel Toblino, è stata un successo di proporzioni inaspettate. E se in Trentino il Vino Santo è alla ricerca di un'immagine che renda immediata l'associazione del prodotto alla terra e viceversa, questo nettare fatto esclusivamente con uve passite di Nosiola, in Spagna si è già imposto all'attenzione durante l'edizione 2002 di "Vinoble", la fiera internazionale di settore che si svolge ogni due anni in Andalusia. Un successo inaspettato, quello della prima rassegna del "bere dolce". E' bastato un anno soltanto, perché gli ultimi sei produttori rimasti nella Valle dei Laghi costituissero l'"Associazione dei vignaioli del Vino Santo" e poi dessero vita a "Dulcenda".
La rassegna sarà biennale e punta a diventare quello che "Vinoble" è per l'Andalusia: una vetrina che del prodotto faccia bandiera di una terra. In mostra a Castel Toblino, con la generosa "complicità" del proprietario del castello Tullio Fedel, c'erano 130 etichette presentate da produttori internazionali, di cui i sei produttori dell'associazione nata nell'aprile del 2002, e venti aziende locali. In soli due giorni, sono stati 2.000 i visitatori di "Dulcenda".
Chiuso il Vinitaly, sono stati molti gli appassionati di enologia che hanno prolungato la loro visita arrivando fino a Castel Toblino alla scoperta del Vino Santo della Valle dei Laghi. Undici ettari coltivati a Nosiola che quest'anno hanno prodotto 1.200 quintali di uve messe in appassimento, con una resa del 15%. Si parla di 680 quintali di mosto, per 54 mila bottiglie che entreranno in commercio nel 2009. Sei anni di invecchiamento per un passito che in media, in cantina, vale 22 euro a bottiglia, 35 euro il prezzo al consumo.
Carlo Filiberto Bleggi, presidente di "Dulcenda" già pensa a "Vinoble 2004", mentre con gli altri produttori si appresta a portare il passito nostrano alla rassegna "Vin expò" di Bordeaux. Ma il Vino Santo, seconda giovinezza del Nosiola, ha bisogno di un marketing territoriale forte, per esportare un prodotto forte specchio di una terra forte. E se a livello nazionale, grazie anche all'iniziativa dell'onorevole Giovanni Kessler, si punta ad una legge che faccia chiarezza sulla differenza che passa tra un vino liquoroso (quello che spesso passa per vin santo, ma che Vino Santo non è poiché imbastardito da acqua zuccherina), ed un vero passito, a livello locale è forte invece la sollecitazione per una sinergia tra Camera di commercio e Trentino Spa, incaricati di inviduare le nuove strade per un efficace marketing territoriale.
Intanto i vignaioli associati hanno messo i primi "paletti" per suggerire la strada da imboccare: dopo quattro anni di burocratica corsa ad ostacoli, sono finalmente riusciti a porre i cartelli a delimitazione della zona del Vino Santo e del Nosiola. Un segnale per chi è chiamato a consolidare e ad arricchire l'immagine del Trentino, ma anche un punto fermo per dire che in futuro, il "buon passito" dovrà essere Trentino, prima ancora che Santo.


tratto da Naturalmente Italiano - 22 aprile 2003
La Festa dello Speck
A:Bolzano Dal:16/05/2003 Al:20/05/2003
Inaugurata nel maggio del 1999, le Festa dello Speck dell'Alto Adige torna anche quest'anno con un ricco programma di iniziative all'insegna del gusto e delle tradizioni altoatesine.
Dal 16 al 20 maggio sarà possibile gustare le inimitabili qualità dello Speck nelle tante invitanti preparazioni in cui verrà proposto e immergersi nell'autentica atmosfera di queste terre.
Molte le prelibatezze offerte negli stand allestiti su piazza Walther a Bolzano: dai "Tirtlen" - le tipiche frittelle altoatesine ripiene con crauti e Speck - al krapfen del contadino, dai canederli allo speck con gulasch allo strudel di mele "marlene", il tutto annaffiato da grandi vini come il "Lagrein" e il "Santa Maddalena".
Allieterà ulteriormente le quattro giornate di festa un susseguirsi di eventi in costume: antichi riti e giochi come il gioco delle carte "Wattn", la musica popolare, gli spettacoli folkloristici e le danze tradizionali. E ancora un suggestivo percorso a tappe che illustrerà come avviene l'intera produzione dello Speck Alto Adige IGP,dal taglio delle carni al suo confezionamento.
In occasione della festa Bolzano, "città del vino", aprirà le proprie cantine e organizzerà delle trasferte per raggiungerle.
Per informazioni
Consorzio dello Speck
tel 0471-300381
www.speck.it



tratto da Corriere della Sera - 21 aprile 2003
SALE DEL BRAMANTE
Questione di etichetta: i vini illustrati dagli artisti
La più piccola è una miniatura di 3 centimetri per 2, le più originali sono stampate sul retro di carte militari tedesche. Le altre, vere e proprie opere d'arte firmate. È la mostra "Arte ed ebbrezza. Da Manzù a Dario Fo", organizzata da "Il Magazzino del Sale", che ha raccolto i disegni originali di artisti famosi - da Baj a Pomodoro, da Fiume a Manzù, da Rotella a Dario Fo - che han prestato la loro opera per la creazione di etichette destinate a bottiglie di vino. Circa 500 pezzi selezionati da un corpus di oltre 450 mila, ospitati nelle Sale del Bramante dal 23 aprile fino al 20 maggio, con tre opere in anteprima: "Decorazione", omaggio di Giacomo Manzù a Caravaggio del 1975, e "Sedia in bronzo con rami" dello stesso (1982), insieme al disegno "La pace va bevuta in compagnia" (2003) di Dario Fo. Non solo una questione di etichetta: le opere sono dedicate al Vino della pace, prodotto con 500 vitigni provenienti da tutto il mondo, simbolo di fratellanza tra i popoli. Degustazioni e appuntamenti per collezionisti. Parte del ricavato della manifestazione andrà all'organizzazione di Madre Teresa di Calcutta.
(D. N.)
ARTE ED EBBREZZA, sale del Bramante, Chiesa Santa Maria del Popolo, dal 23 aprile al 20 Maggio, orario 10-20


tratto da la Tribuna di Treviso - 21 aprile 2003
ALLE VINIADI
Il campionato dei degustatori "dilettanti"
Provengono da tutta la regione i circa 150 partecipanti all fase eliminatoria di Viniadi, il primo campionato italiano per degustatori non professionisti, organizzato dell'Enoteca Italiana di Siena, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, il Comitato progetto interregionale di comunicazione ed educazione alimentare, nell'ambito della campagna nazionale "Vino e Giovani - Per Bacco, Ragazzi!", il cui obiettivo è quello di indirizzare le scelta delle nuove generazioni (18-30 anni) verso un consumo di qualità e moderato. La fase eliminatoria in Venrto si terrà mercoledì 23 aprile alle 17, all'Enoteca Regionale di Pramaggiore (Venezia). Nella giuria, composta da esperti e giornalisti, figura anche il trevigiano Annibale Toffolo direttore di "Vin Veneto-Taste Vin". La selezione di Pramaggiore sarà condotta dal giornalista Antonio Paolini.


tratto da la Stampa - 21 aprile 2003
I PRODUTTORI
La scommessa vinta dei vignaioli lombardi
Franciacorta, Valtellina Superiore docg; Botticino, Capriano del Colle, Cellatica, Garda, Lugana, Oltrepò Pavcese, San Colombano, San Martino della Battaglia, Valcalepio e Valtellina per citare le doc. La Lombardia ha una forza vinicola importante che la pone come alternativa alle grandi regioni enologiche italiane e lo dimostrano nomi di aziende storiche, ma di valore così nazionale da far dimenticare al pubblico le loro radici lombarde. E' il caso della "Barone Pizzini" - al centro di progetti in Lombardia e in Puglia sempre all'insegna del vino biologico -; la "Bellavista" di Vittorio Moretti; la "Berlucchi" cuore dell'affascinante mondo delle bollicine italiane; la "Cà del bosco"; La "Conti Sertoli Salis" ovvero la casa dello Sforzato; "Il Mosnel" con Giulio e Lucia Barzanò a entusiasmare con brut che sfidano senza paura la Francia per proseguire con "La Versa", "Nino Negri" (altro grande del superbo Sforzato), "Uberti" o "Ricci Curbastro" solo per citare le più interessanti. "La Lombardia - ricorda Vittorio Ruffinazzi, presidente dell'Associazione dei Consorzi di Tutela dei vini Lombardi - con il 70% di vino a denominazione, rappresenta la quarta regione italiana per volumi di vino a denominazione. Un riconoscimento particolare lo meritano i Consorzi di Tutela, che rappresentano con puntualità ed efficacia tutte le nostre aree viticole". Una sfida della qualità vinta sui mercati e nelle degustazioni che guarda al grande salone milanese come a una nuova opportunità di crescita.
l. fer.


tratto da la Stampa - 21 aprile 2003
IN PREPARAZIONE ALLA "TENUTA CANNONA" DI CARPENETO UN CONVEGNO SULL'USO DI SUGHERO O RESINA
Parte il confronto sui tappi per il vino
La risposta dal Centro sperimentale vitivinicolo della Regione
di Renzo Bottero
CARPENETO
Il Centro sperimentale vitivinicolo "Tenuta Cannona", a Carpeneto, nell'Ovadese, è l'unico del genere della Regione Piemonte e ha una superficie di 54 ettari di cui 18 per vigneto sperimentale e sta diventando sempre più punto di riferimento per il mondo vitivinicolo, per la sua disponibilità a fornire servizi a produttori, enti e istituzioni. L'attività del Centro parte dalla coltivazione della vite, con sperimentazione su fitofarmaci, fertilizzanti e tecniche di gestione del vigneto (compresa la lavorazione delle uve), per arrivare alla produzione di vino attraverso microvinificazioni. Ci sono poi le sperimentazioni riguardanti i diversi aspetti dell'enologia: pigiatura delle uve, coadiuvanti del processo di vinificazione e biotecnologie, macchine enologiche, imbottigliamento. La "Tenuta Cannona" assicura poi analisi chimiche del mosto e del vino, nonché la analisi organolettiche del prodotto finito e organizza convegni a tema. Proprio in questo ambito, c'è attesa per il convegno in programma il 14 giugno e che ha lo scopo di dare una risposta all'interrogativo che si pongono ormai tutti i produttori: "Tappi di sughero o tappi sintetici?". Naturalmente, le considerazioni da tenere presenti in un confronto fra il tappo di sughero tradizionale e l'innovativo tappo sintetico sono molte. Quindi sarà più che mai interessante la valutazione da parte di esperiti del settore circa le caratteristiche organolettiche del tappo tradizionale, che come noto è un prodotto artigianale ricavato dalla nobile quercia mediterranea, e il tappo di resina, che non si sbriciola, non teme muffe e ha un costo inferiore. Fra i produttori, si delineano due schieramenti, che però, come riferisce l'enologo della Cannona, Ruggero Tragni, non sono in contrapposizione. Infatti, ci sono tanti produttori che utilizzano il tappo sintetico per i vini da consumare giovani e il tappo di sughero per quelli a lunga conservazione. Il convegno sarà la sede giusta per gli esperti per illustrare le caratteristiche delle due tipologie di tappo, aprendo ai produttori il dibattito sugli aspetti pro e contro, con riferimento anche alle esigenze del mercato, ai consumi e alle nuove normative.



tratto da la Stampa - 21 aprile 2003
Fiera del Vino dal 2004 a Milano
L'appuntamento veneto rappresenta la tradizione quello piemontese una recente scelta vincente
Sotto la Madonnina si lavora a un evento internazionale per un settore che dal '96 è in continua crescita
di LUCA FERRUA
MILANO capitale del vino italiano. Fino a qualche settimana fa quest'affermazione suonava come una provocazione, quasi un insulto per le orecchie di piemontesi, toscani, veneti o friulani. Una provocazione che "Viveremilano" ha voluto fare, partendo da una semplice constatazione: le grandi aziende del vino italiano scelgono Milano per presentare eventi e nuove annate. Un'abitudine crescente che ha attribuito al capoluogo lombardo il ruolo di vetrina ideale per bianchi e rossi italiani come lo è per tutte le altre eccellenze del "Made in Italy".
Dalla primavera 2004 Milano avrà il suo grande appuntamento, l'ultimo nato tra quelli proposti da "Fiera Milano", un Salone con cadenza biennale nato per diventare il punto di riferimento internazionale per un comparto che dal '96 non sbaglia un colpo e per cui il 2003 sarà un'ulteriore annata positiva. Dati confermati anche da un recente rapporto Mediobanca sulle 51 principali aziende italiane del settore che con un volume di vendite di 2,3 miliardi rappresentano il 29% del valore della produzione nazionale e il 39% dell'export.
L'Italia resta il secondo produttore mondiale di vini, nonostante nel 2002 si sia registrata, con 44,6 milioni di ettolitri, la più bassa produzione di vino dell'ultimo trentennio. Un valore negativo che non segna una crisi, ma è il percorso naturale di un comparto che per crescere nella qualità ha dovuto diminuire i volumi. Lo evidenziano i dati relativi alla superficie coltivata a vite, in calo dell'11% tra il 1990 e il 2001, a cui però è corrisposto un incremento della quota relativa alle produzioni Doc e Docg, rispettivamente la "denominazione di origine controllata" e la "denominazione di origine controllata e garantita", passate dal 10% degli anni 80 all'attuale 20%. Una parte consistente della produzione italiana viene poi esportata, con un saldo attivo passato dai 760 milioni di euro nel 1990 a 2,4 miliardi nel 2001, fino a raggiungere i 2,5 miliardi indicati nei primi dati dell'Istat. Un ulteriore indicatore dell'incremento della qualità del vino italiano, poi, è il dato relativo al valore aggiunto della produzione. Se il fatturato è cresciuto del 6% nel 2000 a 2,17 miliardi di euro e del 7,7% nel 2001 a 2,30 miliardi, il valore aggiunto ha evidenziato un aumento rispettivamente del 21,7% a 0,46 miliardi e del 21,4% a 0,49 miliardi. Una crescita ininterrotta fin dal 1996, favorita dal miglior prezzo di vendita dei vini di qualità, pari a oltre il triplo dei vini comuni. Un risultato in crescita che aveva portato alcuni fondi di investimento internazionali (americani e tedeschi) a prendere in considerazione il mondo del vino per operazioni destinate al grande pubblico. L'iniziativa poi è rientrata, ma anche nella Milano della Finanza l'interesse per l'enologia è in forte crescita.
Da tempo produttori e responsabili delle società di importazioni che fanno viaggiare in tutto il pianeta bianchi e rossi italiani volevano portare i grandi "buyer" internazionali a Milano e non solo per le degustazioni. Ed eccoli accontentati dalla nuova mostra biennale dedicata al vino di qualità e destinata agli operatori professionali. La manifestazione sarà realizzata rilevando dall'Unione Italiana Vini, per 5.100 euro, il 51% della società Sifa, il cui capitale verrà poi portato da 10 mila a 300 mila euro. "Inizialmente, ha detto Piergiacomo Ferrari, vice presidente e amministratore delegato di Fiera Milano, avrà una superficie di almeno 15.000 metri quadri. Pensiamo ad una manifestazione internazionale - ha detto Ferrari - rivolta a una nicchia specificamente individuata, quella della produzione vinicola al top della gamma, rispondendo così a una specifica richiesta del mercato". Una discesa in campo che apparentemente non sfida il "Vinitaly" di Verona - manifestazione in difficoltà d'immagine -, ma mira soprattutto a intaccare il successo del "Salone del vino" di Torino anch'esso destinato agli operatori. Ma sia veneti che piemontesi non guardano con occhio benevolo al terzo grande evento enologico nazionale. Anche perché il mondo del vino ama Milano. "Per noi - spiega il barolista Bruno Ceretto che da tempo ha rinunciato a uno stand al Vinitaly di Verona - Milano è una piazza fondamentale, resta la New York d'Europa, un luogo dove contare davvero".
E il palcoscenico che i produttori scelgono abitualmente è quello di "Cracco-Peck", fresca stella, ma faro per gli amanti del vino. Una scelta che ha unito grandi aziende lombarde come "Barone Pizzini" o "Berlucchi", a miti piemontesi come "Ceretto" a toscani del calibro di Antinori che ha puntato sul regno del giovane cuoco per l'esordio mondiale di "Le Serre Nuove" il secondo vino della "Tenuta dell'Ornellaia" con '97, '99 e l'anteprima 2001 (campione da barrique). Segnali continui dell'amore tra Milano e il vino. Con il capoluogo lombardo che - oltre ad avere in tasca un accordo tra il suo nuovo Salone e quello di Bordeaux (anch'esso biennale e indiscutibilmente il più importante al mondo) - il 7 maggio ospiterà un incontro ufficiale dell'associazione "Primum familiae vini", ovvero il ristretto club che racchiude le più importanti famiglie enologiche del pianeta. Anche loro hanno scelto Milano. Forse perché considerare la città del Duomo come la nuova capitale del vino italiano non è più solo una provocazione.


tratto da la Repubblica-Salute - 16 aprile 2003
Liscia, gassata ma minerale
Un mercato affollato che conta 257 marchi. E l'Italia guida la "hit parade" dell'esportazione
di MARIAPAOLA SALMI
Che paradosso: mentre nel mondo un miliardo e mezzo di persone soffre per mancanza d'acqua, nei paesi sviluppati abbonda la minerale, E gli italiani in particolare, che sia "piatta" o "frizzante". purché vergine all'origine e rigorosamente in bottiglia, ne sono pazzi. Lo conferma l'ultimo rapporto Istat 2002: l'88 per cento della popolazione dai 14 anni in su beve minerale e con 172 litri procapite abbiamo il record mondiale. Il consumo è talmente trasversale che ormai travalica le pressioni pubblicitarie, affondando semmai le sue reali motivazioni nella costante domanda di benessere e nell'attaccamento alle sane tradizioni nostrane.
"Non dobbiamo andare in Groenlandia per avere acqua buona, siamo il paese delle minerali", dice il professor Antonio Boccia, ordinario di Igiene all'Università La Sapienza, di Roma, "abbiamo più di tremila sorgenti censite, gran parte delle quali ha origini antichissime. Inoltre è un "cibo" prezioso e delicatissimo, va trattato bene. Il cittadino ne è consapevole e vuole acqua sicura".
Le minerali, estratte dal cuore della terra, rispondono a questo requisito. In vetro o in Pet (PoliEtilene Tereftalato), la scelta è molto ampia per il gusto, la salute e le tasche. "Il mercato delle minerali naturali è il più affollato", spiega il presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, "257 marchi, tante caratteristiche, vari prezzi. Il consumatore ha ampia scelta. Il primo fronte di concorrenza si gioca sul prezzo, dal momento che sulla qualità non si discute".
I costi (trasporto, contenitore, pubblicità e marketing), sono elastici: da 12 centesimi la bottiglia a 23 euro. Sempre meno rispetto ad altri paesi. E' vero che l'Italia è in cima anche nell'export, al mercato mondiale ma da noi la minerale naturale è quasi gratuita rispetto ai prezzi americani e di certi paesi europei dove costa più di un buon vino. Le oligominerali vanno per la maggiore, per l'uso quotidiano la plastica è preferita al vetro, di rigore al ristorante, il "quartino" e il mezzo litro hanno successo sul lavoro, in palestra, in viaggio, a scuola.
Tradizionalmente "minerale naturale" è l'acqua originata da falda o da giacimento sotterraneo (direttiva n. 80/777), batteriologicamente pura, imbottigliata così come sgorga. Unica concessione è la possibilità di addizionare anidride carbonica. Ogni fonte è autorizzata dal ministero della Salute. Sorellastre sono l'acqua "di sorgente", che non può essere clorata ma subire trattamenti sì, venduta nella classica bottiglia blu, mentre quella "da tavola" prelevata dal rubinetto, può essere clorata e modificata.


tratto da il Mattino di Padova - 16 aprile 2003
LA BUONA NOTIZIA
Nasce il vino dell'antica Pompei
   Nasce il vino dell'antica Pompei, frutto di quella che è certamente la viticoltura più antica del mondo, quella degli scavi vesuviani dove è stata ricreata la coltivazione delle vigne con tecniche e metodologie simili a quelle usate ai tempi degli antichi romani. L'appuntamento, atteso, è per il 23 aprile quando il vino, dal nome ancora misterioso, sarà presentato in anteprima alla casina dell'Aquila nell'area degli scavi.


tratto da il Messaggero - 16 aprile 2003
GUERRE COMMERCIALI
Rivolta per il vino Frascati "made in Svizzera"
A Vinitaly presentata un'etichetta castellana con il 10% di prodotto di qualità ignota
di LUIGI JOVINO
I produttori del vino Frascati Doc contestano il diritto di essere annacquati "legalmente" in Svizzera. A gravare sul destino del famoso vino italiano , infatti, non c'è solo la "iattura" della canzone "La società dei magnaccioni", in cui si fa esplicito riferimento ad un "oste che dentro ar vino ci ha messo l'acqua", ma adesso ci si mette pure la Svizzera, che in base al regolamento Oder, articolo 371, ha acquisito il diritto di "migliorare" il vino Frascati con l'aggiunta di una miscela di vino diverso, basta che sia dello stesso colore.
I dirigenti del Consorzio tutela denominazione vini Frascati doc, presenti in forze all'ultima edizione del Vinitaly di Verona, quasi non credevano ai loro occhi. Un importatore straniero ha infatti presentato un'etichetta di un vino Frascati, commercializzato in Svizzera, in cui deliberatamente era stato aggiunto il dieci per cento di vino di qualità ignota, allo scopo di "aggiustare" il prodotto. In base al regolamento sulle derrate alimentari, infatti, in Svizzera è possibile tagliare i vini doc italiani, conservando in etichetta la denominazione. La stessa sorte, sembra, sia toccata al vino Montepulciano, anch'esso "migliorato" con l'aggiunta di vino di "colore rosso".
Ai produttori italiani, che devono sottostare ai rigidi regolamenti dei disciplinari, naturalmente la cosa non sta affatto bene e contestano il fatto che si possa chiamare in Svizzera ancora vino Frascati un prodotto "aggiustato" che non si sa cosa sia. "Noi facciamo tanti sacrifici - dice Umberto Notarnicola, presidente del Consorzio Frascati - per migliorare la qualità, ridurre le rese e all'estero succedono di questi fatti", mentre Giulio Santarelli, direttore dell'Arsial e produttore del vino Frascati, chiede l'intervento diretto del Ministro per mettere fine "ad una vera sofisticazione alimentare".
Un promemoria del Consorzio e l'etichetta svizzera contestata sono stati consegnati direttamente nelle mani di Antonello Iannarilli, assessore regionale all'Agricoltura, nella speranza che succeda qualcosa. "La settimana prossima - dice Iannarilli - mi recherò dal ministro delle Risorse agricole per vedere il da farsi. I rapporti tra Italia e Svizzera sono regolati da un disciplinare che deve essere concepito per proteggere adeguatamente i nostri vini, specialmente dopo gli sforzi fatti in materia di miglioramento della qualità". In verità già nel 1999 l'ingegner Michel Jaggli, del Laboratorio cantonale di Lugano, aveva scritto al Consorzio Frascati, dichiarando le disponibilità di bloccare nel paese la commercializzazione del vino "tagliato", ma poi gli svizzeri ci hanno preso gusto. E, come si sa, al di là delle Alpi anche l'acqua è buona.


tratto da il Piccolo - 15 aprile 2003
Con il 2006 l'istituto "Cerruti" si adeguerà alle nuove normative, ma manterrà inalterato lo spirito con cui è nato più di un secolo fa
E Villa Russiz si trasforma in casa famiglia
Sarà mantenuto anche il collegamento con l'azienda agricola
di Francesca Santoro
Il vino e i bambini. Un binomio inconsueto, ma che si è rivelato vincente e soprattutto benefico nel caso di Villa Russiz. Tutto è cominciato nel 1869, quando il conte francese Teodoro de La Tour e la moglie austriaca Elvine Ritter si sono trasferiti sul Collio, costruendo la prima cantina e una scuola per bambini poveri. Così la cultura del vino e la generosità sono andate di pari passo, con l'intervento nel 1916 della contessa Adele Cerruti, a cui è dedicato ancora oggi l'istituto.
La struttura ora accoglie bambini allontanati dalle famiglie, e recentemente è stata ristrutturata per renderla più confortevole, sfruttando al meglio la bellezza del territorio. Ma l'istituto è destinato a mutare ancora: nel 2006 sarà trasformato in una serie di case famiglia, sempre in stretto collegamento con la pluripremiata azienda agricola.
"La storia di Villa Russiz è da sempre stata caratterizzata dall'impegno e dalla passione, e la collaborazione tra l'azienda agricola e l'istituto è stato il nostro punto di forza. Siamo come un Comune, in cui il bilancio è unico, e il vino è il supporto economico per il collegio", spiega il direttore dell'istituto, Silvano Stefanutti.
Al momento sono ospitati 18 bambini e ragazzi, dai 4 ai 15 anni. A seguirli sono cinque suore dell'ordine "Maria Ausiliatrice" e altri 12 collaboratori, che si aggiungono ai 22 dipendenti dell'azienda agricola. Gli ospiti frequentano le scuole della zona, fanno i compiti e giocano insieme e soprattutto non sono isolati dalla realtà circostante, grazie anche all'aiuto di alcune famiglie d'appoggio. Ogni anno viene organizzato un centro estivo, a cui puntualmente partecipano 150 bambini, in modo da favorire l'integrazione dei piccoli ospiti con i coetanei. Quando i ragazzi terminano la scuola non sono comunque abbandonati a loro stessi, ma sono aiutati a inserirsi nel lavoro, magari frequentando i corsi di formazione promossi dallo Ial.
Il castello, la chiesa, la cantina e tutta la struttura sono stati recentemente sottoposti a lavori di ristrutturazione, ancora in corso, che permetteranno di accogliere le case famiglia. "Tra tre anni cambieremo volto, perchè è imposto dalla legge Turco, così saranno creati dei mini appartamenti in cui i bambini vivranno con degli adulti - spiega Stefanutti -. Non sarà facile, bisognerà trovare persone preparate e disponibili ad affrontare problemi tutt'altro che sottovalutabili, ma quel che conta è che non sia snaturato lo spirito di assistenza e di sostegno di Villa Russiz. Nel tempo siamo riusciti a creare una specie di complicità con Capriva e il territorio circostante, anche perchè la struttura che ci ospita è veramente una ricchezza da valorizzare, spesso sottovalutata anche da chi vive nei dintorni. Vorremmo anche realizzare un anfiteatro all'aperto, per ospitare spettacoli, e quindi per legarci ancora più strettamente al territorio".
L'azienda, che si estende per 94 ettari di terreno, continua la produzione di vini, sulla scia della premiazione del "Grafin del la Tour". Il vino creato dall'enologo e direttore dell'azienda Gianni Menotti è stato infatti riconosciuto da Slow Food come il miglior vino bianco del 2002.


tratto da Alto Adige - 15 aprile 2003
Vino Santo, una legge per difenderlo
L'iniziativa annunciata alla prima di "Dulcenda" dall'onorevole Kessler
di Carlo Bridi
TRENTO. Il Vino Santo trentino deve potersi confrontare con prodotti di pari qualità. Ma oggi non è possibile perché con l'attuale normativa si trova a competere con vini che hanno un costo 20 - 30 volte inferiore. Lo ha affermato l'onorevole Gianni Kessler all'inaugurazione della prima rassegna internazionale del vino dolce, "Dulcenda", lunedì sera nella splendida cornice di Castel Toblino. Kessler ha presentato un disegno di legge che lo disciplini, forte del recente regolamento dell'Ue che stabilisce questa norma in termini di principio.
Non sarà una battaglia facile, in quanto si va a cozzare contro gli interessi delle grandi aziende che producono un vino dolce che nulla ha a che vedere con il Vino Santo, né per procedure, né per qualità. Se il provvedimento sarà approvato, anche con l'appoggio di una lobby di deputati di varie regioni interessate, Vino Santo potrà chiamarsi solo il vino proveniente da uve appassite per sei mesi ed invecchiato in botti di legno almeno per sei anni.
L'inaugurazione della rassegna ha assunto una suggestione particolare in quanto è stata fatta coincidere con la tradizionale spremitura dei grappoli di uva Nosiola, fatta appassire fino alla primavera, all'aria aperta, grazie all'ora del Garda ed alla muffa "nobile" che la stessa fa prendere a quest'uva. Di particolare importanza la presenza dei vertici di Provincia e Camera di commercio che hanno reso possibile l'appuntamento. Per il direttore di "Dulcenda", Carlo Filiberto Bleggi, un bel risultato riconosciuto da tutti. Il presidio Slow food costituito, la grande intesa fra produttori singoli e Cantina sociale di Toblino ed il coinvolgimento di tutte le componenti sociali ed economiche della Valle dei Laghi ha dimostrato ciò che dovrebbe essere un modello di sviluppo rispettoso delle bellezze naturali e capace di valorizzarle. L'occasione è stata colta dal presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, per rilanciare il "Patto territoriale" per il quale i sindaci della zona, tutti presenti alla manifestazione, hanno dimostrato di essere convinti sostenitori.
La Confraternita della vite e del vino, presente in forze alla cerimonia di spremitura dei primi grappoli di uva Nosiola, sta intanto rinnovando i vertici.
Alla carica di Gran Maestro è stato chiamato Gino Valentini che sostituirà Mario Bauer il quale, con la dotta orazione di lunedì sulle caratteristiche geomorfologiche della Valle dei Laghi, ha concluso il suo mandato.


tratto da Naturalmente Italiano - 15 aprile 2003
UE : approvate altre 5 denominazioni protette
La Commissione Europea ha aggiunto, alla lista dei circa 600 prodotti agricoli e alimentari protetti, 5 denominazioni protette ai sensi della legislazione sulla protezione delle indicazioni geografiche, delle denominazioni d'origine e delle specialità tradizionali. Tra queste 5 nuove denominazioni, 3 provengono dal Portogallo e 2 dall'Italia: Pomodoro di Pachino (IGP) e Uva da tavola di Mazzarone (IGP).
(Fonte: ICE BRUXELLES)


tratto da Gazzetta di Modena - 14 aprile 2003
Un incontro questa sera al Teatro San Carlo sulle problematiche e le strategie di prevenzione degli abusi
'Conoscere' l'alcool prima di guidare
L'incidenza di vino e birra sui tempi di reazione di chi è al volante
di Francesco Zarzana
Problematiche e strategie di prevenzione saranno al centro di un incontro stasera alle 20.30 al Teatro San Carlo su alcol, giovani e guida, promosso dalClub Alcolisti in Trattamento, il Settore Dipendenze Patologiche dell'Ausl e patrocinata dall'assessorato alle politiche sociali.L'iniziativa, inserita nel mese nazionale di prevenzione dei rischi e dei problemi legati al consumo di bevande alcoliche, approfondirà la piaga degli incidenti stradali in cui sono coinvolti i giovani, problema strettamente legato all'abuso di sostanze alcoliche."Io reggo benissimo l'alcol" è la frase di tanti giovani che purtroppo stanno per mettersi al volante, incuranti delle conseguenze che un bicchiere di troppo può provocare: basti pensare che un bicchiere di vino, di birra in lattina e birra piccola necessitano di un'ora di attesa perché si corre il rischio di una guida più spericolata e rischiosa, con manovre eseguite bruscamente. Due bicchieri di vino, una birra media o un superalcolico provocano un calo della visione laterale, ritardo di elaborazione mentale e facilità a commettere errori con un aumento dei tempi di reazione che richiedono almeno un paio d'ore di attesa prima di mettersi alla guida.Le ore di attesa diventano tre se si bevono tre bicchieri di vino, una birra media più una piccola oppure due superalcolici, in quanto provocano un calo della visione notturna del 25%, una diminuzione della capacità di valutare distanze e ingombri, ulteriore allungamento dei tempi di reazione (ad esempio, per fermarsi a 100 km si passa da 85 metri a 99 metri) l'ebbrezza è evidente e la visione sdoppiata. Il tasso alcolico che definisce lo stato di ebbrezza è fissato in 0,5 grammi di alcol per litro di sangue, abbassando il vecchio limite di 0,8: questo nuovo limite legale per la guida si pone sulla soglia di chi ha movimenti e ostacoli che vengono percepiti con ritardo, con una riduzione della facoltà visiva laterale.Ma i giovani che consumano alcol tendono più frequentemente ad usare tabacco ed altre droghe rispetto ai propri coetanei astemi/astinenti: l'alcol può rappresentare, dunque, una sorta di "droga d'accesso" o "ponte" per gli individui più giovani verso altre sostanze illegali.
Stasera, dopo la relazione di Andrea Noventa del Dipartimento delle dipendenze dell'Asl di Bergamo, interverranno l'assessore ai servizi sociali Alberto Caldana e il direttore delle dipendenze patologiche dell'Usl Gianfranco Marzocchi.


tratto da Messaggero Veneto - 14 aprile 2003
Nasce l'Enoteca d'Italia
Città del vino salite a 500 (le friulane sono 22)
VERONA. Ieri, ultimo giorno di Vinitaly, ha visto la luce l'Enoteca d'Italia, la societò presentata ufficialmente proprio a Verona e che avrà un budget iniziale di 20 milioni di euro. L'annuncio era stato dato all'apertura della rassegna dal ministro Gianni Alemanno e dal sottosegretario Teresio Delfino. "Il nuovo soggetto - ha detto Alemanno - avrà il compito di promuovere il vino italiano ed è nato dal programma interregionale che ha visto unire gli sforzi, anche finanziari, delle Regioni e del ministero delle Politiche agricole in un'ottica di vera sussidiarietà e concentrazione delle risorse". Delfino ha quindi aggiunto che l'azione della nuova società di promozione del vino italiano rafforzerà il ruolo già svolto in questo campo dall'Istituto per il commercio estero.
Doppio, invece, l'obiettivo raggiunto per l'associazione nazionale Città del vino: 500 Comuni soci (22 quelli friulani) e il primo anno di vita del mensile a diffusione nazionale "Terre del vino". Due risultati che sono stati presentati proprio durante il Vinitaly. Queste le iniziative annunciate per l'anno in corso sono: dal 9 all'11 maggio, a Conegliano Veneto, la seconda edizione della Selezione del sindaco che valorizza piccole partite di vino di qualità, con premiazione a Roma, in Campidoglio, il 21 giugno; la pubblicazione di una Guida dei vini vincitori con descrizione del territorio di appartenenza e profilo dell' azienda; dal 12 al 15 giugno, a Galatina, la fiera delle Città del gusto.
Ad agosto, poi, l'associazione sosterrà Calici di stelle", tradizionale appuntamento per la notte di San Lorenzo. Altro appuntamento dal 17 al 19 ottobre, a Marsala, per la seconda edizione di Vinoro, il salone dei vini dolci, passiti e liquorosi.


tratto da Milano Finanza - 14 aprile 2003
Strumenti finanziari Future, warrant e certificati. Si arricchisce l'offerta di nuovi prodotti d'investimento legati alle etichette più famose. E soprattutto dall'estero arrivano i fondi specializzati che scommettono sulle grandi potenzialità delle aziende del settore.
Chi fa carta da barrique
di Francesca Cinelli
Che il vino possa diventare a tutti gli effetti una forma di investimento regolamentata non è una realtà poi così lontana. A muovere i primi passi in questa direzione sono stati nel 1996 gli stessi produttori vitivinicoli che, attraverso contratti comparabili a veri e propri future, hanno aperto la strada a una finanza di tipo evoluto che si affiancasse agli strumenti tradizionali dell'autofinanziamento e del credito bancario sui quali, fino ad allora, la viticoltura italiana aveva fatto interamente affidamento. Un processo che nel tempo ha attirato l'attenzione di molti, dalle associazioni di categoria agli investitori istituzionali passando naturalmente dagli amatori, tanto che oggi la creazione di una borsa dedicata al vino sembra essere qualcosa di più di una semplice ipotesi.
Future, warrant e certificati
Anche se sui tempi e le modalità di contrattazione come sul Winefex, avviato nel 2001 dalla borsa parigina, non ci sono ancora certezze.
Nati come mezzo di finanziamento, dunque, i future sul vino hanno fatto la loro comparsa nel territorio di Montalcino grazie all'iniziativa messa a punto su lotti di sei bottiglie di Brunello di annate diverse (1995 e 1997) da parte della casa vinicola Castello Banfi, presto imitata da altre aziende come La Togata e Fattoria Barbi o come Tenimenti Fontanafredda (Barolo). Ma la prima emissione di certificati con contenuto finanziario è stata quella di Castellare di Castellina (zona Chianti Classico) organizzata da Bna/Banca di Roma, che hanno fatto da garante anche assicurativo dell'operazione e venduto i certificati allo sportello. Formalmente nominativi, ma in realtà al portatore, questi future hanno rappresentato la prima forma di contratti derivati sul vino, ma la loro diffusione ha avuto luogo attraverso le principali enoteche nazionali, seguendo così gli stessi canali di vendita del prodotto originario. Infatti, lontani ancora dalla vendita en primeur, che caratterizza da oltre un secolo i circuiti commerciali di Bordeaux dove sono attivi più di 200 negociants, i produttori italiani rimangono attualmente al centro di una rete di distribuzione estremamente frammentata. Ciononostante, l'elevato rendimento annuo dei primi future e di quelli successivi, stimato intorno al 15% lordo, ha rafforzato il legame tra vino e finanza oltre i confini delle tradizionali strutture di vendita, portando presto alla nascita di nuovi prodotti finanziari. Nel 1998 è stata la volta dei prestiti obbligazionari cum warrant emessi da Mediobanca, delegata da Antinori e Marchesi de' Frescobaldi al reperimento di fondi a fronte di diritti d'acquisto, esercitabili in concomitanza di ciascun rimborso parziale del prestito, di sei bottiglie di Brunello di Montalcino. Nello specifico, oltre all'interesse del 2% per entrambi i contratti, con scadenza al 30 settembre 2002 per il primo e al 30 settembre 2004 per il secondo, il sottoscrittore ha potuto, o potrà ancora nel caso di Frescobaldi, acquistare lotti delle annate 1995, 1996 e 1997 firmate Antinori e delle annate 1996, 1997, 1998 e 1999 firmate Frescobaldi a cinque anni di distanza dall'annata stessa. A determinare l'entità del rendimento dell'operazione sarà il differenziale tra il prezzo imposto al dettaglio e il prezzo all'ingrosso (soggetto a un incremento del 40-50% da parte delle enoteche), essendo connesso a quest'ultimo l'esercizio del warrant del risparmiatore. Strutturato al pari dei prestiti di Mediobanca, ovvero con cedola annua del 2% e warrant per l'acquisto di determinati lotti, anche quello proposto nel 1999 da Meliorbanca e Caboto in collaborazione con la società Emprimer. L'unica differenza risiede nel fatto che i warrant di quest'ultimo, il cui rimborso avverrà nel 2004, non sono per singola azienda, ma per più aziende (Barolo Selezione Fratelli Oddero, Barbera-Cabernet Selezione Viticoltori dell'Acquese, Barbaresco Selezione Dante Rivetti, Merlot Selezione Dal Ferro-Lazzarini e Spumante Classico Selezione Terra) grazie alla consulenza di Emprimer, specializzata nella selezione di prodotti di qualità. L'elevato potenziale del settore ha portato poi, nel 2001, alla presentazione dei certificati en primeur, veri e propri certificati all'ordine, di Banca antonveneta, che ha incorporato Bna, in collaborazione con l'azienda agricola La Togata. Anche tali certificati, rappresentativi del diritto dell'acquirente di ricevere un determinato lotto (di norma cartoni da due/sei bottiglie), trovano nella comprovata qualità dei prodotti il proprio punto di forza. E in gennaio ha debuttato su questo mercato Ubm con un prestito obbligazionario da 5 milioni di euro al 2% cum warrant per il futuro vino di Rocca di Frassinello, la prima jv italo-francese. Il prestito è stato bruciato in poche ore fra i clienti private banking di Unicredito.
I fondi specializzati
Se in alcuni casi la rivalutazione delle migliori etichette è arrivata addirittura al 900%, non può stupire la specializzazione sul settore vinicolo di alcuni investitori istituzionali, tra cui The first wine fund, nato in Australia nel 2000, e World wine fund, che ha esordito nel 2002 al fianco di Orange wine fund, già presente dal 2001, come neocomparto di Dexia. È infatti al potenziale delle aziende e dei loro prodotti che questi fondi demandano il proprio rendimento, che per World wine fund, per esempio, è stimato a lungo termine del 10-12% su base annua. La percentuale relativamente limitata riservata all'Italia da tali investitori, però, mette in risalto come il percorso verso l'investimento strutturato e regolamentato in Italia non sia ancora finito. Un obiettivo, quest'ultimo, che "creerebbe vantaggi sia per i risparmiatori che per i produttori in termini di rendimento per i primi e di notorietà soprattutto a livello internazionale per i secondi", come affermato da Claudio Ciastellardi, presidente di Emprimer. Secondo quanto indicato da Raffaele Jerusalmi, responsabile dei mercati di Borsa italiana spa, novità sull'evoluzione del rapporto vino-finanza potrebbero giungere il prossimo ottobre dal confronto con gli operatori coinvolti dallo studio di fattibilità sulla creazione di prodotti finanziari legati al vino e sulla quotazione delle aziende vitivinicole e dei fondi che in tali aziende investono. Il progetto è una elaborazione a cura di un comitato misto fra Borsa italiana ed Emprimer. Nel frattempo c'è chi, come Christian Roger, a.d. di Vino e finanza e già gestore di Redgold wine investment, sottolinea la necessità di "un equilibrio tra conoscenza finanziaria e cultura del vino, che si fondi sulla capacità di discernere i buoni investimenti tra annata e annata e tra bottiglia e bottiglia". Con l'attenzione rivolta sempre alla liquidità legata in primo luogo al potenziale di invecchiamento del vino e al riscontro degli intenditori. Un termine di riferimento? Le proposte delle più importanti case d'asta, dove meno di 100 etichette rappresentano la totalità delle transazioni. E proprio per questo il fenomeno delle aste sta coinvolgendo anche i vini italiani e aste si tengono sempre più spesso in Italia: la casa che più esprime dinamismo è Pandolfini di Firenze (vedere altro servizio a pagina 29), che tiene almeno due aste all'anno, una delle quali con la collaborazione di Gambero Rosso.


tratto da Vino in Rete - 14 aprile 2003
Nuove DOCG e DOC in Valtellina
"Sfursat di Valtellina" o "Sforzato di Valtellina" DOCG

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.81 del 07/04/03, è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita del vino "Sfursat di Valtellina" o "Sforzato di Valtellina".

La zona di produzione comprende:
- i terreni sulla parte destra del fiume Adda in pendio tra il tracciato della s.s. 38 e parte di livello di 700 metri s.l.m. dal comune di Ardendo al comune di Tirano;
- la zona del comune di Piateda e Ponte in Valtellina che si spinge oltre al s.s. 38 fino al fiume Adda;
- i terreni sulla sponda sinistra del fiume Adda, in comune di Villa di Tirano, frazione Stazzona e in comune di Albosaggia.

Il vino DOCG deve essere ottenuto da Nebbiolo Chiavennasca per una percentuale non inferiore al 90% e possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici raccomandati per la provincia di Sondrio, per un massimo del 10%.
Per quanto riguarda i nuovi impianti e i reimpianti, il numero di ceppi non deve essere inferiore a 4000 per ettaro, e le rese non devono superare 80 quintali/ettaro.

La pigiatura e la vinificazione, non possono essere eseguite prima del 10 dicembre dell'anno di vendemmia.
Il periodo di invecchiamento e affinamento è di 20 mesi, di cui almeno 12 in botti di legno, a partire dal 1° aprile dell'anno successivo alla vendemmia.
Il titolo alcolometrico finale deve essere di 14%
Acidità totale minima 5,0 g/l
Estratto secco minimo 27g/l


"Rosso Valtellina" o "Valtellina Rosso" DOC
Con Decreto del 19 marzo 2003 G.U. 81 del 07/04/03 è stato revocato il D.P.R. dell'11 agosto 1968 relativo alla denominazione di origine dei vini "Valtellina" e riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata "Valtellina Rosso" o "Rosso Valtellina" a partire dalla vendemmia 2003.

La zona di produzione comprende:
- i terreni sulla parte destra del fiume Adda in pendio tra il tracciato della s.s. 38 e parte di livello di 700 metri s.l.m. dal comune di Ardendo al comune di Tirano;
- la zona del comune di Piateda e Ponte in Valtellina che si spinge oltre al s.s. 38 fino al fiume Adda;
- i terreni sulla sponda sinistra del fiume Adda, in comune di Villa di Tirano, frazione Stazzona e in comune di Albosaggia.

Il vino DOC deve essere ottenuto da Nebbiolo Chiavennasca per una percentuale non inferiore al 90% e possono concorrere altri vitigni a bacca rossa non aromatici raccomandati per la provincia di Sondrio, per un massimo del 10%.
Per quanto riguarda i nuovi impianti e i reimpianti, il numero di ceppi non deve essere inferiore a 4000 per ettaro, e le rese non devono superare 100 quintali/ettaro.
Può essere messo al consumo dopo un periodo di invecchiamento di sei mesi, eventualmente anche in legno, a partire dal 1° dicembre successivo alla vendemmia.
Il titolo alcolometrico finale deve essere di 11%
Acidità totale minima 4,5 g/l
Estratto secco minimo 20g/l



tratto da il Giornale di Brescia - 13 aprile 2003
Gli enonauti non amano comprare on line
Amano il vino, sono esperti di Internet, ma di shopping on-line non ne vogliono sapere e preferiscono comprare personalmente le bottiglie in enoteca o in cantina. È questa la tendenza emersa dal sondaggio che Winenews ha condotto tra i suoi enonauti, a dimostrazione che l'acquisto di bottiglie sul web stenta ancora a decollare in Italia. Il 72% del target - composto da appassionati del buon bere che vantano una quotidiana frequentazione di Internet, per lavoro o nel tempo libero - afferma di non compiere mai acquisti di vino on-line, contro un 24% che invece dichiara di averci provato qualche volta. Solo un modesto 4% degli enonauti è abituato ad approvvigionare regolarmente la propria cantina attraverso il computer. Ma quali sono i motivi per cui non si compra vino su Internet? Il 73% preferisce scegliere e acquistare di persona le proprie bottiglie in cantina o in enoteca, il 19% non si fida dei sistemi di pagamento on line.


tratto da il Messaggero - 13 aprile 2003
Dopo Vinitaly si moltiplicano le iniziative per mettere in vetrina i prodotti
Vino, parte il grande risiko delle Fiere
di ANTONIO PAOLINI
VERONA - E la competizione si allarga. Supera il livello di derby tra produttori o Doc, e regioni d'Italia tra loro e contro il resto del mondo e parte il risiko per la Fiera. Se il vino tira e il business (malgrado congiuntura e prezzi pazzi) resta appetitoso, tira da matti anche il controllo della vetrina di punta in cui il vino va in mostra.
Vinitaly, capofila delle fiere di Verona, vanta palma e primogenitura: 38 edizioni (1-5 aprile) nel 2004. Ma intanto molto vino è passato sotto i ponti. E non solo quelli sull'Adige. A novembre Torino riproporrà la sua kermesse di settore; e il patron (lo è anche del Motorshow), Cazzola, ha già in canna un altro progetto: un wine festival mondiale a Roma, nel polo fieristico in lavorazione. Forse dal 2005. Ma intanto - mentre, accanto ai grandi, altri piccoli festival specializzati crescono, vedi il trentino Dulcenda, al via domani, tutto vini dolci, o quello, stesso settore, in via di rinascita a Marsala dopo colpevole abbandono, o il "gioiellino" a inviti di Merano - ecco profilarsi un altro "competitor": Milano potrebbe sparare la bordata fin dal maggio 2004. Giusto un mese, dopo il Vinitaly. In Fiera (idea di Unione italiana vini, avallata dall'ora direttore generale Rai Cattaneo, 7,5 milioni di start-up da una cordata al cui collage non è estranea una star del vino come Angelo Gaja, assente dal Vinitaly da un po') vedrebbe la luce una "cosa" pensata a target altissimo, solo "business to business" e con laterali degustazioni a pagamento per appassionati danarosi del calice di classe.
Se, per ipotesi, tutto andasse a dama, produttori stakanovisti e critici presenzialisti potrebbero trovarsi presto col seguente calendario: Vinitaly ad aprile, poi Dulcenda, Milano a maggio, Merano e Marsala ad ottobre, Torino a novembre, e Roma in agguato... chiaro che persino il governo sia allarmato. E che il ministro Alemanno abbia parlato di "indispensabile" tavolo tra Fiere viventi e aspiranti per "razionalizzare e fare sistema". Non sarà facile. Vinitaly vale 20 milioni di euro. Milano già pensa di farne di più, il neo presidente di Verona, Castelletti ostenta sicurezza e difende con orgoglio la sede che prima ha puntato sul rosso, e anche sul bianco e il rosé. Ma qualcuno di certo a fine "giro" resterà deluso. E c'è chi almanacca di possibile doppio "pit-stop": per Milano, ma anche per "par condicio", poi per Roma...


tratto da l'Arena - 13 aprile 2003
L'iniziativa di Guido Rambelli, produttore di Casaleone segnato dalla disavventura capitata a un amico del figlio. E il vino diventa un aiuto
L'etichetta in Braille a garanzia della solidarietà
Una parte del prezzo di ogni bottiglia verrà devoluta all'Unione italiana ciechi per la prevenzione
Cinque centesimi di euro per ogni bottiglia: anche bere significa solidarietà. È questo il messaggio lanciato ieri durante la conferenza che ha aperto le attività in sala Mascagni, durante la quale è stata presentata una singolare novità: un'etichetta in Braille a favore dell'Unione Italiana Ciechi. L'iniziativa viene proposta dalla ditta produttrice di vini Villa Caplet di Casaleone, i cui vitigni si trovano nelle zone del Valpolicella e del Soave. E come ha spiegato Guido Rambelli, a capo dell'azienda di famiglia, l'iniziativa prevede che il ricavato delle vendite appunto delle bottiglie di Soave e Valpolicella venga devoluto all'Unione Italiana Ciechi per la realizzazione di un ambulatorio di consulenza gratuita destinato alla prevenzione dalla cecità: un progetto particolarmente significativo che riesce a coniugare la cultura del vino con il rispetto delle persone meno fortunate e limitate anche nell'autonoma scelta dei prodotti.
"Il tutto cade per giunta proprio in occasione dell'anno dell'handicap, anche se l'idea di proporre questo vino con etichette in Braille non è cosa di oggi. Infatti ci abbiamo pensato già da un anno e mezzo", ha aggiunto Rambelli, ricordando anche la particolare circostanza in cui il progetto è nato. "Il figlio di un mio amico aveva fatto un brutto incidente in moto e quando è uscito dal coma ha avuto gravi problemi di vista. Un episodio che mi ha profondamente segnato e in seguito al quale ho deciso di realizzare questo progetto, che però non è stato così facilmente attuabile dato che si è dovuto contemporaneamente rispettare le regole previste per le etichette e insieme inserirvi la scrittura braille. Ora il nostro obiettivo è quello di utilizzare tali nuove etichette sull'intera produzione". Per il momento in vendita a Vinitaly c'è solo una serie speciale di sole 50 bottiglie di amarone annata 2000 con etichetta in Braille. (a.g.)


tratto da l'Arena - 13 aprile 2003
In Fiera il viceministro sottolinea il peso mondiale di Vinitaly che nel 2004 sbarcherà a Mosca e negli Usa
"Stop alla concorrenza tra le fiere"
Urso: "Un calendario per valorizzare la specificità di ciascuna"
Il Vinitaly nel 2004 andrà anche in Russia e negli Stati Uniti. Dopo la consolidata presenza in Cina e quella prossima in India (ove nel prossimo maggio VeronaFiere sarà presente con due eventi di promozione agroalimentare) l'ente fieristico prepara lo sbarco in grande stile a Mosca e in due città americane, San Francisco e Miami con manifestazioni legate al marchio Vinitaly. "In questi giorni stiamo trattando con importanti operatori russi del settore per arrivare a realizzare un Vinitaly a Mosca nel maggio del 2004", spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di VeronaFiere. "La formula sarà quella della promozione del vino italiano cercando abbinamenti con la cucina locale". Molte città russe stanno riscoprendo la tradizione di consumo di vini, ora soprattutto francesi, e sono almeno 25-27 milioni i russi che hanno capacità di spesa verso i vini di importazione. Negli Stati Uniti, invece, Vinitaly la realizzazione degli eventi in California e Florida, sempre nel 2004, consoliderà la presenza sul principale mercato dei vini italiani (dopo quello tedesco) con un anticipo in ottobre a New York a Wine Experience, una delle maggiori manifestazioni enologiche che si svolgono negli Usa promossa dalla prestigiosa rivista Wine Spectator. Mantovani ha dato l'annuncio delle nuove iniziative di promozione del made in Italy agroalimentare (vino e olio in particolare) durante un incontro con il viceministro alle Attività Produttive, Adolfo Urso, con delega al Commercio estero. Il presidente della Fiera Luigi Castelletti ha sottolineato "l'importanza del vino come prodotto di punta di tutto l'agroalimentare italiano che trova in Vinitaly, e quindi a Verona, il suo riconosciuto valore". Castelletti ha chiesto al viceministro "un tavolo di confronto per il sistema fieristico nazionale, per arrivare a definire regole chiare dove ognuno si occupa delle cose che gli sono più congeniali. Certe competizioni", ha aggiunto Castelletti, riferendosi alle voci di nascite di nuovi eventi legati al vino in Italia, "portano a confronti a volte aspri che fanno male al sistema Paese". Considerazioni pienamente condivise da Urso: "Sono d'accordo con il presidente Castelletti", ha detto, "sia sul ruolo del vino che su quello delle fiere". Il viceministro ha anche annunciato che il consiglio dei ministri venerdì ha varato un disegno di legge costituzionale che elimina le sovrapposizioni di competenze tra Stato e Regioni in materia di commercio estero che, passato all'approvazione delle Camere, sarà di competenza dello Stato. "Non vogliamo creare la legge della giungla, ma dare regole precise per le fiere italiane affinchè ognuna faccia quello che le è più congeniale. Dobbiamo valorizzare le fiere capaci di stare sul mercato mondiale come il Vinitaly", al quale è stata data un'attenzione particolare dimostrata dalla presenza di Urso, che ieri era accompagnato da Alberto Giorgetti, presidente della commissione Attività produttive della Camera, e giovedì scorso del ministro delle Politiche agricole Alemanno e del suo vice Teresio Delfino. "Lavoreremo alla creazione di un calendario", ha detto Urso, "che eviti una concorrenza selvaggia che farebbe male al sistema fieristico nazionale e ai produttori". Maurizio Forte responsabile per l'agroalimentare dell'Ice ha ricordato come l'export di vino ha raggiunto i 2.700 milioni di euro nel 2002 con una crescita di oltre il 5,4% sull'anno precedente, nonostante un calo dei volumi dell'1,5%, il che significa un aumento medio del prezzo. L'Italia esporta in 160 paesi di tutto il mondo metà della sua produzione. La collaborazione tra VeronaFiere, Ice e ministero del Commercio estero si muove sulla linea di aumentare la presenza sui mercati di tutto il mondo. Le prime tappe sono in India, a New Dheli e Mumbay, in maggio con Italian Food Festival, poi a novembre a Shangai in Cina e a Singapore.
(l.bu.)


tratto da il Mattino di Padova - 13 aprile 2003
La salute nel bicchiere di vino
Secondo il medico "l'apporto di nutrimenti è trascurabile" ma berne poco protegge dall'ulcera e dalle malattie coronariche
di Giorgio Cecchetti
VERONA. In tempi di Vinitaly è lecito chiedersi se bere vino fa bene o no, se il nettare di Bacco è un alimento o meno, se "fa buon sangue", come dicevano i nostri vecchi, e se c'è un solo modo di bere. Le domande non le abbiamo poste a un enologo o a un sommelier, ma a un medico.
Giovanni Battista Panatta è direttore della sezione di Nutrizione clinica dell'Università di Ferrara e docente.
Il vino nutre?
"L'apporto di nutrienti del vino è poco più che trascurabile; persino il ferro che in alcuni rossi è presente in quantità apprezzabili vi si trova in forma non direttamente utilizzabile dall'organismo. Quindi, alla domanda dovremmo rispondere che il vino non è un alimento e, quindi, da questo punto di vista sarebbe da sconsigliare".
Allora, non ha alcun ruolo positivo per il fisico?
"Se nel vino i nutrienti sono assenti, oltre all'alcol etilico sono presenti mille altri composti, dagli acidi organici a quelli fenolinici, dalle catechine ai polifenoli. Sostanze minori che con l'alcol possono svolgere un ruolo fisiologico. Alcune hanno un'azione che stimola la digestione, grazie ad altre scatta un'azione protettrice sull'ulcera gastroduodenale, tanto che all'ulceroso in fase acuta si possono dare vini rossi. Altre ancora sviluppano un effetto protettivo su alcune malattie cardiovascolari e in particolare sulla malattia coronarica. L'alcol, inoltre, favorisce la sintesi di prostacicline capaci di prevenire la formazione di trombi. Infine, il vino contiene sostanze antiossidanti naturali. Posso concludere che il bevitore moderato di vino è meno esposto al rischio coronarico dell'astemio e del forte bevitore".
Allora, i nostri vecchi avevano ragione?
"In individui sani, che dimostrano di saper contenere i loro consumi a livelli accettabili, l'uso abituale e durante i pasti di quantità moderate di vino, oltre ad esaltare il sapore dei cibi, può svolgere più azioni positive. Per quanto riguarda le dosi, io suggerirei mezzo litro per l'uomo e circa un terzo di litro per la donna, ripartiti in più volte".
Nonostante questo, però, i consumi di vino sono in forte calo anche in Italia.
"Certo, pensi che dal 1961 al 1992 è diminuito del 50 per cento, mentre sale vertiginosamente il consumo di altri alcolici, come la birra. Credo che questo si debba in primo luogo ad una maggiore attenzione ai messaggi salutisti, quelli che giustamente affermano che l'abuso dell'alcol fa male. Per i giovani, poi, l'immagine del vino è legata ad un Italia povera e contadina, ma per fortuna c'è pure una controtendenza e riguarda soprattutto i grandi vini, che vengono associati sempre più alla qualità del cibo. Piuttosto che la quantità si cerca la qualità".
Nella sua esperienza clinica nota diversi modi di bere?
"C'è quello più legato alla cultura anglosassone, che viene definito modello asciutto. Questo bevitore vede nel vino una specie di droga, cerca la sua azione psicotropa, euforizzante. Questo tipo di persone bevono spesso da sole per dormire o restare svegli; per dimenticare o ricordare; nella gioia o nel dolore; nell'appagamento o nella frustrazione. Invece nei paesi mediterranei si beve generalmente in compagnia, per cercare una maggiore socializzazione, è il modello bagnato".


tratto da News Coldiretti - 11 aprile 2003
UE: alimentare, la "Spressa delle giudicarie" diventa dop
Arriva la tutela comunitaria per il formaggio di latte crudo trentino "Spressa delle Giudicarie" a Denominazione di Origine (DOP) che si aggiungerà alle 123 specialità alimentari italiane che hanno già avuto l'ambito riconoscimento dell'Unione Europea. E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee la domanda di riconoscimento e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell'Albo delle denominazioni di origine dell'Unione Europea. La produzione del latte, la sua trasformazione e la stagionatura del formaggio - spiega la Coldiretti - avvengono nel territorio delle Valli Giudicarie, Chiese, Rendena e Ledro e interessano comuni tutti situati in parte della provincia di Trento. La "Spressa delle Giudicarie" è un formaggio prodotto con latte vaccino crudo ottenuto da vacche di razza Rendena (autoctona), Bruna, Grigio Alpina, Frisona e Pezzata Rossa. Il formaggio a pasta semicotta compatta - continua la Coldiretti - ha forma cilindrica, a scalzo diritto o leggermente convesso e presenta crosta di colore grigio brunato od ocra scuro con un peso che varia da 7 a 10 kg, il diametro da 30 a 35 centimetri e l'altezza dello scalzo da 8 a 11 centimetri. La pasta, particolarmente elastica per il prodotto "giovane", di colore bianco o paglierino chiaro, presenta occhiature sparse di piccola e media grandezza ed il sapore, variabile dal dolce al sapido, tende ad un gusto amarognolo appena percettibile, con il protrarsi della stagionatura. I consumatori - conclude la Coldiretti - potranno riconoscere il formaggio dalla dicitura "D.O.P. Spressa delle Giudicarie" riportata una o più volte sullo scalzo ed impressa dalle fascere marchianti, che dovrà presentare dimensioni maggiori di qualunque altra eventuale scritta riportata sul prodotto.


tratto da l'Eco di Bergamo - 8 aprile 2003
Per il Consorzio Moscato di Scanzo prima presenza con Doc al Vinitaly
Per la prima volta al Vinitaly sarà presente il Consorzio per la tutela del Moscato di Scanzo. I produttori del vino passito bergamasco avevano già partecipato con un loro stand alla rassegna vinicola veronese alcuni anni fa ma come sottozona del Valcalepio. Per la prima volta quest'anno, invece, la presenza avviene all'interno del padiglione che riunisce i consorzi vinicoli lombardi (il numero 14) e con uno stand riservato al Consorzio di tutela.
"Lo stand - dice il segretario del Consorzio del Moscato di Scanzo, Corrado Fumagalli - avrà un'estensione di 20 metri quadrati e riunirà i 32 soci del nostro istituto".
Saranno così due i Consorzi bergamaschi rappresentati alla rassegna vinicola che si aprirà dopodomani, giovedì 10 aprile, alla fiera di Verona: il Consorzio di tutela del Valcalepio e, per l'appunto, quello del Moscato di Scanzo. Da qualche tempo le strade dei due vini si sono divise.
Una prima Associazione produttori Moscato di Scanzo che viene costituita nel 1982; nel 1993 arriva il riconoscimento della Denominazione d'origine controllata, ma nell'ambito del Valcalepio; alla fine del '93 l'Associazione si trasforma in Consorzio di tutela (riconosciuto ufficialmente nel 2000); infine, esattamente un anno fa, nell'aprile 2002, si ottiene il riconoscimento della Doc Moscato di Scanzo (autonoma cioè dal Valcalepio). Oggi il Consorzio rappresenta l'87% dei produttori e il 75% della produzione complessiva e conta 32 associati titolari di aziende tutte localizzate nel territorio di Scanzorosciate. La produzione annua è di 80 mila bottiglie da mezzo litro. È stata inoltre predisposta una cartina della "Strada del Moscato di Scanzo", realizzata grazie ai contributi del Comune, della Provincia, della Camera di commercio e dell'assessorato regionale all'Agricoltura.


tratto da Messaggero Veneto - 8 aprile 2003
Firmato l'accordo per la preparazione dei manager a villa Russiz di Capriva
Master del vino come a Bordeaux
TRIESTE. Nasce nel Friuli-Venezia Giulia un corso di alta formazione per manager e imprenditori del settore vitivinicolo. Il nuovo Mba in Wine business, che avrà sede a villa Russiz di Capriva, è frutto di un accordo di collaborazione tra il Mib School of Management di Trieste e la Bordeaux School of Management, sottoscritto venerdì a Trieste alla presenza dell'assessore regionale all'industria, commercio e turismo, Sergio Dressi. "L'accordo firmato oggi - ha detto Dressi - rappresenta un evento storico per il Friuli-Venezia Giulia, un'area con una forte vocazione nella produzione vitivinicola. Il nuovo master in Wine business conferma l'impegno del Mib di Trieste di promuovere, con il sostegno della Regione, sempre nuove iniziative di alta formazione, e si inserisce in quel disegno strategico perseguito dall'amministrazione regionale volto a sostenere la crescita delle imprese del settore".
Il corso si baserà sull'esperienza già avviata dalla scuola di Bordeaux, che da due anni ha organizza un master in Wine business, con la collaborazione di atenei della California, dell'Australia e del Cile. A firmare il protocollo d'intesa sono stati il direttore del Mib, Vladimir Nanut, e il direttore della scuola francese Georges Viala. Alla cerimonia era presente anche Emilio Sgarlata, presidente della Camera di commercio di Gorizia, che ha contribuito ad attrezzare per il master la storica villa, sede messa a disposizione dall'Istituto Cerruti e ubicata nel cuore del Collio e quindi della produzione vitivinicola regionale. Come ha ricordato Nanut, il master è rivolto non solo e non tanto a studenti neolaureati, ma soprattutto a imprenditori e manager del settore che desiderano "accelerare" le loro competenze professionali. Non a caso il corso sarà a part-time.


tratto da il Tempo - 8 aprile 2003
Arriva Vinitaly, il mondo in un bicchiere
Convegni, mostre, degustazioni con 4 mila espositori. E la possibilità di assaggiare un vino centenario
Da giovedì a lunedì a Verona la trentasettesima edizione della fiera che si è conquistata un posto di prestigio internazionale

di PAOLO ZAPPITELLI
CONVEGNI, concerti, mostre, nuovi prodotti, invenzioni. Tutto legato ad un unico denominatore comune: sua maestà il vino. È Vinitaly, il più grande salone italiano dei vini e dei distillati, tra le prime tre fiere del settore a livello mondiale che si svolge a Verona da giovedì a lunedì prossimo. Nato nel 1967 al palazzo della Gran Guardia, nella centralissima piazza Brà, è giunto quest'anno alla trentasettesima edizione. Con numeri da capogiro: la superficie espositiva è di oltre 65 mila metri quadrati, vi parteciperanno più di 4 mila espositori provenienti, oltre che dall'Italia, da tutto il mondo: dalla Cina alla Nuova Zelanda, dal Cile a tutti i paesi europei. In programma ci sono degustazioni, itinerari guidati, convegni a tema e sul rapporto tra salute e alimentazione. Ma ci sarà spazio anche per i giovani, con il Winebar del beregiovane, ospitato sempre a piazza Brà: il biglietto d'ingresso consentirà la degustazione di 5 vini a scelta tra le oltre 200 etichette selezionate. E per chi cerca emozioni forti e sapori unici quest'anno c'è un appuntamento irrinunciabile: la degustazione del vino più vecchio della fiera veronese, ma anche di quello più giovane. Il primo è uno sherry Pedro Ximenez Spagnolo ultra secolare, mentre il secondo è uno Chenin Blanc Sudafricano, frutto della vendemmia 2003, che in Sudafrica è avvenuta a gennaio.


tratto da il Mattino di Padova - 7 aprile 2003
L'Ordine del Sassicaia recluta altri cavalieri
Parata di grandi vini al "Perla" di Corvara

Al "Wine, food & snow emotions" presenti grandi chef italiani
re.mal.
Sassicaia, Cepparello, Champagne Paillard, Riserva Giulio Ferrari. E ancora grandi etichette di Bordeaux e di Borgogna, nonchè di Piemonte. E' raro assistere ad una passerella di vini di così alto lignaggio in un'unica occasione. E ancor più raro è poterli degustare in "verticali" da sballo (una al giorno per una settimana), dove i produttori, oltre a far da ciceroni, hanno proposto una selezione delle loro migliori annate. Che poi la sera sono state abbinate a piatti da gran gourmet nel corso di cene firmate da autorevoli chef di tutta Italia: da Anna Matscher del Zum Löwen di Tesimo (Bz), a Romano Tamani dell'Ambasciata di Quistello (Mn); da Filippo Chiappino Dattilo dell'Osteria del Teatro di Piacenza, a Enzo e Riccardo De Prà del Dolada di Pieve d'Alpago (Bl). E ancora Clemi dell'Osteria al Castelletto di Follina (Tv), Umberto Vezzoli del "St Regis" di Roma, Andrea Alfieri dello Yar di Roma, Alexander Egger e Arturo Spicocchi della Stüa di Michil.
Artefice di questo autentico gran galà dedicato al vino è Michil Costa, l'eccentrico patron del Romantik Hotel Perla di Corvara (un cinque stelle lusso) e dell'annesso ristorante "Stüa di Michil" da poco insignito della prestigiosa prima "stella Michelin". Riconoscimento che ha fatto dell'Alta Badia, dove la segnalazione era già stata ottenuta dal Sankt Hubertus e della Siriola di San Cassiano, una delle zone a più alta concentrazione "stellata" d'Italia.
"Wine, food and snow emotions" è l'etichetta della manifestazione enogastronomica ideata da Michil Costa, il parallelo invernale di "Angels Vitae", la vetrina di luglio che coinvolge anche gli altri grandi ristoratori della Val Badia. Michil nell'occasione ha irrobustito la schiera di "Cavalieri del Sassicaia" accogliendo l'aspirazione a far parte dell'Ordine, istituito l'estate scorsa, di altri 15 adepti (fra i quali una donna). Si aggiungono ai 25 già accolti nel 2002.
Ad investirli c'era il marchese Niccolò Incisa della Rocchetta in persona, il produttore del Sassicaia. Costa ha presentato i nuovi locali della cantina "Mahatma" (grande anima), una galleria di grandissimi vini ricavata al "Perla" e divenuta l'attrazione principale degli ospiti. Ai visitatori, la cantina si presenta come un vero e proprio percorso di arte contemporanea che si snoda tra spazi, musiche e suggestioni create da numerosi effetti speciali (gli uccelli di Bolgheri che cinguettano, le bottiglie di champagne che ballano). Cantina che conta 27.000 bottiglie di 1.400 varietà di vino. Comprende le cave hi-tech dello champagne Paillard, le nicchie riservate ai Sauternes abbinati ai gioielli e soprattutto il tempio del Sassicaia che custodisce ben 5.000 bottiglie di tutte le annate, compresa la mitica numero 1 del 1968. Nessuna cantina in Europa può vantare una collezione di Sassicaia del genere. "Quest'opera - dice Costa - rispecchia la mia filosofia sul vino, un mondo in costante evoluzione che regala sempre nuove emozioni".


tratto da la Repubblica - 7 aprile 2003
Il settore è in fortissima ascesa e l'Italia ha conquistato un primato nell'export, anche qualitativo. Ma i costi delle bottiglie sono un grande problema, e della forsennata ascesa cominciano a fare le spese Barolo e Brunelli ma anche certi vini del sud, che hanno subito un stop sui mercati esteri
Vino, un boom a rischio per i prezzi troppo alti
di CARLO CAMBI
Soccorre il manzoniano "Fu vera gloria?" per parlare di questo Vinitaly che si avvia a celebrare (alla Fiera di Verona dal 10 al 14 di aprile e in contemporanea si tengono il Sol, salone dell'olio, e Vintour rassegna dell'enoturismo comparto in fortissima ascesa con 5 milioni di presenze, 200 tour operator specializzati e 2,5 miliardi di euro di fatturato) i fasti del vino mostrano che ha conquistato ormai stabilmente un primato quantitativo (che peraltro già deteneva), uno qualitativo e quello dell'export. In termini di fatturato assoluto abbiamo, finalmente, battuto la Francia. Ma rimandare ai posteri "l'ardua sentenza" sarebbe un errore di prospettiva gravissimo. Perché il vino spesso lo si dimentica è prodotto agricolo e segue i ritmi della natura. E se ha qualche problema conviene affrontarlo di petto.
Ne mettiamo giù un paio prima che la kermesse veronese abbia inizio. Patirà, lo diciamo in anticipo, i cronici problemi organizzativi: pochi parcheggi, code interminabili, allegre comitive che scorazzano tra gli stand, bagarinaggio spinto, caos nei padiglioni. E ci sarà la solita roboante statistica: milioni di visitatori per testimoniare che il vino è trendy.
Peccato che le questioncelle di cui sopra fanno domandare se Verona è consapevole dell'importanza di questa fiera, se si è accorta che non ha più il monopolio espositivo del vino (c'è il Salone del vino di Torino, e il prossimo anno ne debutterà uno milanese).
Si dirà, ma perché disturbare il sogno? Per due ragioni: un vero amore del vino e perché è tempo di ricondurre a razionalità il settore. Un esempio? E' fresco di stampa (l'editoria si fa per dire enoica è in una stagione d'oro).
C'è stato un attacco frontale a una bottiglia simbolo: Sassicaia. Sarebbe trascurabile perché chi ha degustato e recensito si nasconde dietro l'anonimato e non pare abbia curriculum. Tuttavia poiché siamo in derby continuo con i francesi varrebbe la pena di imparare da loro. Per affermare, sul serio, una tradizione non si infangano le griffe, soprattutto quando non ce n'è motivo. Perché a veder bene il Sassicaia è oggi un grande vino a un prezzo "accettabile". Ed ecco il primo grande problema: i prezzi. Siamo fuori da ogni logica. E' capitato a chi scrive di vedere un Rosso Conero al debutto in carta a 190 euro! Per questa via il vino sarà sfrattato dall'orizzonte dei consumi perché ci dice la statistica che gli italiani in media non sono disposti a spendere più di 10 euro per bere bene. Dei prezzi in forsennata ascesa comincia a fare le spese il Barolo che sui mercati internazionali ha avuto uno stop, ma anche certi Brunelli e certi vini del Sud non scherzano. Il mercato internazionale è in pesante contrazione, quello interno è riflessivo, continuare per questa via significa trovarsi con le cantine piene. Perché la grande distribuzione ha ormai il 40% del mercato e a parte i corner riservati alle griffe enologiche sulle gondole piazza bottiglie che hanno un giusto equilibro tra costo e beneficio. Fateci caso: tra quegli scaffali cominciano a comparire vini cileni, australiani, sudafricani, argentini. A fare da contraltare a questo fenomeno c'è quello tutto italiota delle Guide che premiano o i vini cosmetici (quelli fatti per impressionare i degustatori) o i vini virtuali, prodotti in così pochi esemplari da essere quasi indisponibili. Se a questi vini si affida l'immagine del made in Italy c'è da star certi che sui mercati internazionali sarà vita dura, perché il gusto sta cambiando e perché le bottiglie si devono trovare.
Le risposte a questi "problemi" ci sono e si cominciano a intravedere: c'è una forte rivalutazione degli autoctoni, c'è un tentativo di raffreddare i prezzi dei vini soprattutto al ristorante, c'è una forte professionalizzazione del settore. Perché raccontati i punti deboli (tra questi c'è la flessione dei vini sfusi con problemi di stoccaggio) converrà celebrare i punti di forza. Il mondo del vino vale 8 miliardi di euro, impiega 1,5 milioni di addetti, fattura all'estero 2,5 miliardi di euro ed è la principale voce attiva della bilancia agricola (da solo vale il 17 per cento del nostro fatturato estero agoalimentare). L'Italia è il primo paese al mondo per quantità prodotte (45 milioni di ettolitri lo scorso anno con una flessione del 20 per cento rispetto all'anno precedente) per quantità esportate (15,6 milioni di ettolitri) e per fatturato estero (2,5 miliardi di euro con la Toscana che detiene saldamente la leadership). La sua quota mondiale corrisponde ad un quarto dell'intero mercato. Le aziende del vino hanno un utile netto di 75,5 milioni di euro più che triplicato in sei anni e un Roe che è passato dal 4,2 del '96 al 10,2 % nel 2000. Senza contare l'incremento di valore delle patrimonializzazioni agricole (terreni ed edifici). Le aziende imbottigliatrici sono 30 mila, quelle agricole 800 mila. Ma anche nelle cifre positive si intravedono elementi critici. Eccone alcuni: appena poche centinaia sono le aziende che hanno più di 50 ettari, meno di 50 quelle che superano i 30 milioni di euro di fatturato e che da sole coprono circa un terzo del mercato. C'è dunque un forte rischio di colonizzazione. L'Italia continua a perdere superficie vitata (siamo ameno di 700 mila ettari, la metà rispetto a dieci anni fa) anche se c'è stata, per seguire il mercato, una profonda riconversione. Oltre un terzo dei vigneti oggi è destinato a produzione di vini a denominazione che peraltro sono quelli che si vendono di più. Le tendenze di mercato infatti dicono che il consumatore vuole vino in bottiglia (per la prima volta lo scorso anno l'export con etichetta a superato lo sfuso) e lo vuole rosso (è il 53 % del mercato). E soprattutto ne vuole più: dai 59 litri pro capite stiamo tornando oltre i 60. Una conferma che il vino è "nonsolomoda".


tratto da la Repubblica - 7 aprile 2003
La ricaduta sull'indotto nei distretti enologici, ultima moda per le vacanze
In viaggio tra le cantine, turismo a prova di crisi
Vini buoni, posti belli, in poche parole bon vivre, vivere bene. E' quello che piace sempre di più agli italiani e su questo nuovo trend si fonda il successo del turismo del vino in Italia. Una ricerca non solo di prodotti ma anche di luoghi, cibi, eventi e servizi, che interessa ogni anno almeno 5 milioni di persone e che produce un volume di spesa valutabile intorno ai 1500 milioni di euro. E' quanto emerge dal Terzo Rapporto sul Turismo del Vino, realizzato dal Censis per conto dell'Associazione nazionale Città del Vino e presentato alla scorsa edizione della Bit, borsa italiana del turismo, a Milano.
Viaggi in paesi esotici? Crociere o escursioni in foreste tropicali o nel deserto? Oggi, con la guerra in Iraq e la paura di attentati sta prendendo piede un modello di turismo diverso, i cosiddetti "viaggi di prossimità". "Il turismo del vino - spiega Francesco Lambertini, docente all'università di Bologna, presidente del Movimento Turismo del Vino, che raggruppa oltre 900 cantine di tutta Italia e che anche quest'anno celebrerà il 25 maggio "Cantine Aperte", appuntamento che si tiene in tutto il mondo - costituisce uno strumento strategico per lo sviluppo economico del territorio". Secondo le valutazioni del Censis c'é un legame economico sempre più stretto fra evoluzione dei vini italiani e crescita del turismo nei luoghi di produzione. Si calcola infatti che, ogni 10 euro di acquisti effettuati nelle cantine dei produttori, si generino almeno 50 euro di spesa nell'indotto sul territorio (ristorazione, prodotti tipici, soggiorni e servizi).
Sono i distretti enologici i magneti di questo turismo spesso di breve durata, magari solo di uno o più weekend. Poli di attrazione sono in particolare le cittàmarchio, come Montalcino (Siena), patria del Brunello, o Alba (Cuneo), dove è nato Slow Food, un movimento internazionale a sostegno della cultura del cibo e del vino che oggi conta oltre 70.000 soci sparsi per tutto il mondo. O ancora Alba, cuore delle Langhe, una delle mete storiche di pellegrinaggi di molti stranieri, attratti dalle distese di Barolo e Barbaresco, alla ricerca di marchi d'élite, come Gaja, ma anche di etichette più abbordabili ma sempre di qualità, come Fontanafredda, la grande tenuta oggi di proprietà del Monte dei Paschi di Siena. Ma al Vinitaly l'attenzione sarà posta in particolare sui distretti emergenti, Maremma in testa, che sta facendo molto per lanciare i propri vitigni.
Un dato significativo di questo movimento, legato a doppio filo all'agriturismo, è che il 65% dei vini segnalati nelle guide di settore (le più prestigiose, Vini d'Italia de L'Espresso, I vini di Veronelli, la Guida del Gambero Rosso, Duemilavini dell'Ais), provengono dalle 500 Città del Vino.
Vino e turismo contro la crisi. "Il nostro settore - dice Rivella - è uno di quelli che va meglio, ma non si può prescindere dalla situazione congiunturale che si è creata a livello internazionale". Così, anche se il vino ha successo e fa tendenza in tutto il mondo, secondo il presidente dell'Uiv c'è molto da lavorare ancora per qualche anno per consolidare i traguardi raggiunti.
E i nostri produttori non stanno certo alla finestra. Quando non ricevono i turisti sono loro ad andare incontro ai clienti, con iniziative promozionali in giro per l'Italia, Tra i più attivi i produttori del Trentino e dell'Alto Adige, che ha dato vita a "In viaggio con i vini dell'Alto Adige", un tour di assaggi fitto di appuntamenti. L'ultima iniziativa corre su due ruote: strade del vino in bicicletta è l'accordo tra Federazione Italiana Amici della Bicicletta e Movimento Turismo del Vino, per escursioni organizzate.
(p.jad.)


tratto da la Stampa - 4 aprile 2003
CON MEDIOBANCA LA FORMULA FINANZIARIA ENTRA NELLA VITICOLTURA
Il vigneto adesso si prende in leasing
IL leasing entra nel vigneto: i primi test sono stati fatti con successo in aziende dai nomi prestigiosi come Antinori e Ronchi, poi si è deciso di partire in grande. L´idea di mettere questo strumento finanziario a disposizione delle aziende vitivinicole è venuta ai manager di SelmaBipiemme, del Gruppo Mediobanca, che, per prima in Italia, ha deciso di aggiungere alla sua sfera d´operazioni la promettente nicchia del vino. La formula è quella classica, che da tempo siamo abituati a veder applicare ad auto o barche. «Con qualche problema in più però - puntualizza Renato Kobau, amministratore delegato della società - perché comprende aspetti tipici dell´agricoltura: dai confinanti ai diritti di prelazione e bisogna tener ben presenti tutte le normative della legislazione agraria». Un´attenzione supplementare che garantisce buoni frutti, visto che, secondo l´indagine di mercato fatta da Mediobanca, ci sono almeno cento produttori di vini di altissima qualità interessati a questa formula di leasing e le cifre sono interessanti, perché ogni operazione parte da un valore base di 500.000 euro. «Certo - prosegue Kobau - questo non sarà il nostro mercato principale, però è una nicchia interessante, con fattispecie molto particolari. Io mi accontenterei di fare qualche decina di operazioni l´anno». Quindi una scelta che paga e non solo sotto il profilo economico, visto che garantisce un notevole ritorno in visibilità, data l´attenzione del grande pubblico alle vicende del vino. Ma, in pratica, come funziona il leasing dei vigneti? «Ci sono due possibilità - spiega il dottor Kobau - nella prima l´imprenditore ci segnala il vigneto che lo interessa e noi lo acquistiamo per affittarglielo un determinato numero di anni. Al termine di questo periodo l´imprenditore in questione può riscattare la proprietà con una somma pari a circa il 10% del capitale investito. E se nel podere in questione non ci sono viti, ma altre colture da riconvertire SelmaBipiemme provvede anche alle spese per le analisi del terreno, il rinnovo degli impianti, gli adempimenti fiscali e catastali». «La seconda possibilità, invece - prosegue Kobau - è quella che un imprenditore vitivinicolo abbia bisogno di denaro fresco. Allora ci può vendere un suo terreno e riprenderlo in leasing, così gli resta a disposizione l´introito della vendita». In ogni caso, oltre alle normali credenziali, la condizione di base è una sola: chi vuol fare un´operazione di questo genere deve essere un produttore di vino di qualità. «E´ proprio la qualità del vino a far sì che questa specie di operazione sia premiante anche in termini di reddito - conclude Renato Kobau - in sostanza l´impresa vitinicola consente di avere un conto economico positivo e a reddito tale che lo strumento del leasing sia conveniente».
v. cor.


tratto da il Gazzettino - 3 aprile 2003
37° VINITALY
Verona, in gara 3200 vini
di Massimo Rossignati
Verona. Il 37° Vinitaly è già decollato. Ha preso il via ieri, infatti, l'undicesimo Concorso Enologico Internazionale che vede oltre 3200 vini provenienti da 30 diversi Paesi in gara per conquistare un premio che oggi è il più ambito al mondo per i grandi vini. Accanto al Concorso Enologico è stata presentata sempre ieri a Verona la seconda Edizione del Premio Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara che intende valorizzare le migliori aziende venete del settore vitivinicolo. Due concorsi che sono il cuore della manifestazione organizzato da Verona Fiere, come hanno tenuto a precisare il presidente della Fiera di Verona Luigi Castelletti, è quello del Banco Popolare, Carlo Fratta Pasini."Il vino costituisce uno dei comparti di punta del sistema agroalimentare veneto - ha sottolineato Fratta Pasini - e come Banca noi siamo da sempre vicino al mondo delle imprese delle famiglie che con questo settore hanno costruito oggi uno dei comparti di maggior successo dell'economia veronese e veneta. E questo non solo per il reddito che deriva dalla produzione, ma anche per l'acrescimento dei valori dei terreni". Fattori ai quali la Banca Veronese guarda dal punto di vista finanziario. "Stiamo studiando una serie di prodotti che vadano a sostegno dei quelle aziende vitivinivole che oggi hanno necessità per svilupparsi di acquistare nuovi terreni - dice Fratta Pasini -. La proprietà dei vigneti è spesso una vera barriera alla crescita di un'azienda". È sempre sulla qualità che si giocherà, secondo Pasini e Castelletti, il futuro dell'enologia veronese, veneta e italiana. Ha fatto scalpore in questi giorni la notizia di una possibile apertura dell'Unione Europea ai vini australiani barricati e profumati con "oakchips" trucioli di legno, al posto degli anni passati in barrique. E anche su questo tema i Vinitaly che si appresta aprire i battenti come fiera dal 10 al 14 aprile diventerà terreno di riflessione.


tratto da la Nazione - 2 aprile 2003
Siena
Brunello, «grazie» alla guerra
MONTALCINO. Il boicottaggio di fatto attuato dagli Usa nei confronti dei vini "pacifisti" francesi, ha fatto schizzare il Brunello di Montalcino al top delle ordinazioni da oltreoceano. Alcuni produttori della mitica etichetta della terra senese hanno infatti ricevuto prenotazioni fino all'anno 2011.
Se oggi, su 6 milioni di bottiglie di Brunello prodotte annualmente dalle 150 case vinicole della Toscana, almeno 1 milione e mezzo vanno sul mercato americano, a seguito della protesta contro la Francia, che porterà gli Usa a chiudere le importazioni dei vini da oltralpe, è prevedibile che una quota di Brunello superiore al 50% sul totale della produzione, partirà per gli Stati Uniti. Al consorzio del Brunello di Montalcino, ammettono che sul mercato americano si registra «un vero e proprio boom» di questo pregiatissimo vino italiano. A tal punto, spiegano, «che i nostri produttori non riescono a soddisfare le richieste.»
La crisi nelle zone dove si producono i migliori vini di Francia, come Bordeaux e Borgogna, si sta facendo sentire. Il sindacato vendita di Bourgogne ha infatti ammesso che ci potranno essere conseguenze a seguito del boicottaggio Usa, anche se una speranza è rappresentata dal fatto che questi vini sono venduti più sulla East Coast americana, dove la cultura è molto filo-europea.
Non solo: la fuga degli americani dalle enoteche d'oltralpe è temuta perchè si tratta di un target molto ambito, in quanto acquista vini segnalati dalle guide, di alta qualità.


tratto da il Gazzettino - 2 aprile 2003
FARRA DI SOLIGO
Mostra del Prosecco doc, premiati i migliori vini selezionati
(M.Z.)
La cerimonia d'inaugurazione della 47esim Mostra del Prosecco Doc di Col San Martino che proseguirà sino al prossimo 21 aprile presso la tradizionale sede di piazza Rovere è stata l'occasione per la consegna dei premi ai produttori dei migliori vini selezionati tra quelli presenti all'esposizione. Per i produttori della qualità secco, hanno ricevuto gli ambiti Acinodoro d'oro Adamo Canel sas, Piazza Vito azienda agricola, Mongarda azienda agricola di Tormena Bruno. Gli Acinodoro d'argento sono andati a La Tordera azienda agricola di Vettoretti P., Spagnol az. agr. di Spagnol E.& O., Geronazzo Luigi az. agr., Riva del Carian az. agr., Rivabassa az. agr. di Balliana P. e S. (s).
Gli Acinodoro di bronzo sono stati invece attribuiti a Frozza az. agr. s.s., Merotto Giuseppe az. agr., Bottegan az. agr. di Brustolin Gilberto, Le Rive az. agr. di Bellussi Luisa. Per i produttori della qualità amabile, gli Acinodoro d'oro sono stati consegnati a Tormena Angelo e figli az. agr. e a Geronazzo Luigi az. agr.. Con gli Acinodoro d'argento sono stati invece premiati Piazza Vito az. agr., Brancher az. agr. di Ronfini Francesco, La Tordera az. agr. di Vettoretti Pietro, Tormena Claudio az. agr.. Gli Acinodoro di bronzo sono stati vinti invece da La casa vecchia az. agr., Adamo Canel sas, Mongarda az. agr. di Tormena Bruno, Scandolera az. agr. di Bronca P. & F.. Infine, il Trofeo Banca della Marca per il produttore che ha conquistato il maggior punteggio tra secco e amabile è stato attribuito a Piazza Vito az. agr.. Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti il sottosegretario all'agricoltura Dozzo, l'assessore regionale Padoin e il presidente della provincia Zaia. La Mostra rimane aperta ogni giorno con orario 17.30 24 nei feriali, 15 24 nei prefestivi e 10-24 nei festivi, e presso la Casa degli Alpini si può visitare la rassegna dei pittori Pietro Argenti, Anna Maria Dal Pos, Loris Giotto e Grazia Zuccolotto.


tratto da la Stampa - 2 aprile 2003
L´AMERICANO PARKER, PRINCIPE DEI DEGUSTATORI, BOICOTTA LE MANIFESTAZIONI FRANCESI
L´amor di patria più dolce del Bordeaux
di Paolo Massobrio
VINO francese al bando, non ti voglio più. Il voltaspalle, questa volta, non è di un gruppo di consumatori patriottici e nemmeno dell´ennesimo ristoratore statunitense che ha versato dentro al water le riserve di Champagne. Ad accendere la miccia del boicottaggio è nientemeno che Robert Parker junior, 55 anni, professione degustatore, direttore di una rivista di pura critica enologica denominata The Wine Advocate (40 mila abbonati in 38 paesi del mondo) che vale quanto i giudizi di Alan Greenspan sulla borsa. I giornali francesi, nei giorni scorsi, hanno dato la notizia con rammarico: Parker diserta l´annuale degustazione di Bordeaux. Era atteso in Francia per dieci giorni, alla vigilia di un altro appuntamento internazionale come il Vinitaly a Verona e avrebbe dovuto assaggiare, col solito metodo «a raffica», migliaia di vini per la Guide des vins de France. E invece ha disdetto il viaggio con fax, pubblicato dal Nice Matin: «Causa guerra, rimando la visita cedendo alle pressioni della mia famiglia». E dire che alla sua famiglia, trent´anni fa, non aveva dato ascolto quando, di fronte a una carriera di avvocato, decise di dedicarsi al vino, dopo essere stato ammaliato, insieme con la sua futura moglie che studiava a Parigi, da uno Château Lafite del '59. Fu il vino francese a conquistarlo, tanto che sui Bordeaux ha scritto 11 libri; nel 1993 Mitterand gli ha attribuito la croce di Cavaliere al merito e tre anni fa Chirac gli ha conferito la Légion d'Honneur. E´ il più potente critico di vini, tanto che nel mondo si parla ormai di un gusto «parkertizzante», riferito alla preferenza per i vini morbidi, di buon corpo, concentrati, che hanno persino condizionato i produttori di casa nostra. «Avere un 92/100 da Parker ­ dice Bruno Ceretto ­ vuol dire essere sicuri di un grande affare». Già, lo sanno bene anche in Francia, dove le sue scelte hanno creato business anche se, due anni fa Parker dichiarò che il livello medio di Barolo e Barbaresco era superiore a quello dei Pinot noir di Borgogna. «Questa decisione mi sembra assurda ­ dichiara il marchese Nicolò Incisa della Rocchetta, inventore del celebre Sassicaia - Non si può boicottare il vino francese dopo anni di affari e di joint venture. Ci sono un milione di americani che lavorano in aziende di proprietà tedesca. Cosa deve accadere allora?». Secondo Bruno Ceretto, invece, ha fatto bene: «Dal suo punto di vista lo capisco, ed io avrei fatto come lui: rifiutarsi di assaggiare i vini francesi che hanno goduto dei suoi benefici». Opportunismo italiano? «Non è questo ­ dice il noto produttore di Barolo ­ c´è una crisi, quindi nessuno può trarne vantaggio, è una questione di principio». Ma il marchese Incisa insiste: «Non si devono mischiare affari e politica. Da questo boicottaggio nessuno avrà vantaggio, c´è solo una crisi generale dentro cui chi ama un Premier cru di Bordeaux, in America, non rinuncerà comunque». Sarà, ma al patriottismo americano, intanto, non s´è sottratto neppure il guru dei degustatori. Quasi a dire: la patria come il vino sono una cosa seria.



tratto da Bibenda - 1 aprile 2003
Con il numero 6 Bibenda inizia il suo secondo anno
Un numero "verticale" : il servizio di copertina è dedicato a una verticale unica. 17 annate di Cervaro della Sala in una degustazione storica. Il racconto di Renzo Cotarella e il parere di Gianfranco Vissani.
Ampio servizio sul Chianti Classico, anteprima 2001. 50 etichette degustate, pezzo di Daniel Thomases, l'intervento di Silvia Fiorentini del Consorzio e quello di Dario Cecchini, che non ha bisogno di presentazioni.
Grande servizio sul Cile della nostra Daniela Scrobogna, in una panoramica di aziende, da nord a sud, e degustazioni dell'annata 2002 che, in virtù della stagione "diversa" in Cile conta già 13 mesi!
Poi il foie gras, il Teroldego e tantissime degustazioni nelle seguitissime rubriche Appunti di degustazione, Magazzino delle Emozioni e Qualità Intorno ai 10 Euro.
In questo numero abbiamo degustato 199 etichette!



tratto da Alto Adige - 1 aprile 2003
IL VINO? Ha 3000 anni
Storia e ricchezza: da oggi porte aperte al museo
Tradizioni. Il museo di Caldaro riapre le sue cantine per la scoperta di un mondo
Apre oggi il Museo del Vino di Caldaro. Il museo altoatesino è stato fondato nel 1955 da un gruppo di appassionati di viticoltura a capo del quale c'erano Walther Amonn, Luis Oberrauch e Wilhelm Walch. Fino al 1986 occupava i locali di Castel Ringberg, sopra il lago, mentre ora si trova nel centro storico del secondo comune dell'Oltradige, presso il vecchio ospedale della Signoria di Caldaro-Laimburg. E su uno dei pilastri che sostengono il soffitto a volte della cantina sono scolpite alcune date molto significative.
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di Massimiliano Bona
Sono molte le date del Museo. Nel 1693, ad esempio, i locali erano stati destinati dai titolari della Signoria - i nobili Giovanelli e Di Pauli - a cantine "a decima". Sotto le volte della cantina gli attrezzi della vitivinicoltura: dalla pergola al torchio, dai tini per la fermentazione alle botti. Si può ragionevolmente supporre che la viticoltura nella nostra provincia sia praticata da circa 3000 anni. Sicuramente i Romani hanno dato notevole impulso a tutto il settore.
Parecchie parole nella lingua tedesca sono prese in prestito dal latino e ciò sta a significare che le popolazioni germaniche, prima di entrare in contatto con i Romani, non conoscevano il vino. Le persone più raffinate del medioevo amavano mescolare al vino erbe aromatiche di ogni tipo, tra le quali ricordiamo timo, finocchio, vermut e menta, ma anche miele. In un convento del Tegernsee sono citati i vitigni che attorno al 1500 crescevano lungo l'Adige: Muskateller (moscato di Bolzano), Vernetzer (Vernatsch, vernaccia), Lagreiner, Pfefferwein, Heunische (unnico, cioè ungherese), Madruschen, Schlafen (schiava), Verdolen (forse da Versolen, Versailles).
Ancor oggi si sostiene che la comunissima vernaccia potrebbe essere stata introdotta dalla vicina Lombardia. La viticoltura in Sudtirolo è sempre stata favorita. Ai tempi dell'imperatrice Maria Teresa, grazie ad un editto del 1769, venne concessa un'esenzione fiscale trentennale per tutti i vigneti di nuovo impianto, il che consentì a tutte le aziende del settore di trarre profitto. Gli sforzi sono proseguiti negli ultimi cent'anni. La fondazione delle prime cantine sociali risale al 1893 e tre anni più tardi a Bolzano si tenne la prima mostra enologica. Uno degli attrezzi più antichi ad essere stato impiegato è certamente il "Torggl", il cui nome viene dal latino torculum (da cui torcularium e poi torculum, torchio).
Il museo propone anche una lettura del vino in chiave religiosa. Accanto al pane, il vino è considerato infatti l'elemento sacrificale più importante. Nella religione cristiana entrambi sono componenti dell'Eucarestia e con ciò sono entrati a far parte del più profondo dei misteri della fede. Le prime rappresentazioni iconografiche di Cristo nella vigna risalgono al dodicesimo secolo. Il museo conserva diverse raffigurazioni di questo stimolante argomento. Nel museo di Caldaro si ha notizia anche del patrono del vino, che è Sant'Urbano, la cui festa viene celebrata il 25 maggio. Sempre in questa data, nella Roma pagana, si svolgevano le feste di primavera in onore del dio del vino Dioniso. Non è da escludere che Urbano e Dionigi siano stati scelti per cristianizzare la festa pagana della fertilità. Così, in estrema sintesi, il museo del vino di Caldaro racconta la lunga storia della viticoltura.


tratto da la Nazione - 1 aprile 2003
Grandi rossi: il dilemma del disciplinare
CASTAGNETO - Con la conferenza su "Adeguamento dei disciplinari Doc alla evoluzione della viticoltura italiana", la quarta giornata di "Castagneto a tavola" ha offerto un altro spunto importante per riflettere sul mondo del vino. Il convegno, ospitato presso la Sala dei Molini, ha permesso ai presenti di discutere a lungo i contenuti e le possibili modifiche del disciplinare. Ad aprire i lavori, il sindaco Monica Giuntini, che durante il suo saluto ha ricordato come Bolgheri ospiti oggi i produttori più importanti d'Italia e sia considerata zona giovane ma innovativa per la qualità dei suoi prodotti. "L'amministrazione punta molto su quest'ultimo aspetto, in quanto il territorio è ben conservato e la zonazione è stata determinante. Per ciò crediamo che la certificazione ambientale e sociale debba riguardare pure il mondo vitivinicolo", ha chiuso il primo cittadino lanciando la proposta. La parola è passata quindi a Pier Mario Meletti Cavallari, viticoltore, che attorno al "disciplinare di Bolgheri" ha raccontato la storia della doc da metà degli anni 80 a oggi, collegandola allo sviluppo dei produttori che attorno al Sassicaia sono cresciuti ritagliandosi un posto di prestigio in ambito internazionale. Le ipotesi di modifica del disciplinare, che nel 2004 compierà dieci anni, sono state al centro della riflessione: i tempi sono cambiati, certi valori vanno tutelati. I protagonisti dei cambiamenti, però, devono essere i produttori, che devono partecipare alla discussione con suggerimenti e idee collegati per esempio alla sperimentazione. E sul "Contributo della zonazione alla valorizzazione della doc Bolgheri" ha esposto Attilio Scienza, ordinario Viticoltura della Facoltà di Agraria di Milano. Il lavoro da svolgere, ha detto, deve tendere a ottimizzare la zonazione per dare al vino uno stile e un carattere. L'obiettivo è, entro il 2004, comporre un atlante del territorio e un suo manuale d'uso, pensando a una viticoltura diversa accompagnata da un nuovo quadro normativo. Un concetto esteso attraverso i grafici da Gianni Salvi, borsista presso lo stesso ateneo, che ha parlato dei cinque campi sperimentali e delle prime risposte, complete l'anno prossimo. Prima della tavola rotonda, la relazione dell'esperto di marketing del vino Giampietro Comolli ("Un dilemma: doc o docg?") e di Stefano Milioni ("L'impatto delle denominazioni sul mercato del vino"). Concluse le riflessioni dei relatori, la conferenza ha proposto i numerosi interventi dei rappresentanti di Regione Toscana, Provincia di Livorno, produttori, Arsia, Cciaa, associazione nazionale città del vino.


tratto da Messaggero Veneto - 1 aprile 2003
Vino dedicato a Eva Kant
Cresce l'attesa per il secondo "Diabolik fest" in calendario il 12 e 13 aprile nel padiglione 5 della Fiera. Quest'anno al centro dell'attenzione ci sarà l'inseparabile compagna dell'eroe mascherato, la bellissima Eva Kant. In proposito, l'azienda vinicola Vicentini Orgnani di Pinzano al Tagliamento ha realizzato in tiratura limitata (soltanto 200 bottiglie) un vino speciale, la Renana Eva Kant. Le caratteristiche di questo vino rispecchiano la personalità di Eva: una cuveé di Chardonnay per la forza, Pinot bianco per l'eleganza e Sauvignon per la fragranza. Nel retro della bottiglia, snella e slanciata come l'affascinante personaggio, una poesia a lei dedicata.
(o.c.)


tratto da Vinitaly.com - 1 aprile 2003
Vinitaly, il "giro del mondo del vino in cinque giorni"
Con i suoi circa 4000 espositori VINITALY, il Salone internazionale dei vini e dei distillati, è l'appuntamento per conoscere, degustare, ed apprezzare i vini e distillati d'eccellenza provenienti da tutto il mondo.
Saranno infatti presenti, oltre ai vini di tutte le regioni d'Italia, quelli francesi, austriaci, tedeschi, portoghesi, ungheresi americani, cileni, australiani, … per un brindisi che attende solo voi.
VINITALY è anche il più suggestivo palcoscenico per diversi ed importanti momenti di presentazione e promozione del vino e dei distillati dedicati ai professionisti del settore.
Tante occasioni per documentarsi e partecipare alle degustazioni guidate e ai seminari sui vini di tutto il mondo: impedibili momenti di approfondimento tecnico, culturale ed economico.

Organizzazione: Veronafiere
Viale del Lavoro, 8 - 37100 Verona
Tel. 045.8298.111 - Fax 045.8298.288
URL: http:// www.veronafiere.it
E-mail: info@veronafiere.it

Data di svolgimento: dal 10 al 14 aprile 2003
Orario d'apertura: da giovedì a lunedì orario continuato dalle 9.00 alle 19.00
Luogo: Quartiere fieristico di Veronafiere
Ingressi: Porta Sud - Porta Est
Modalità d'ingresso: Riservato agli operatori del settore
Servizi: Ristoranti, tavola calda, bar, servizi congressuali, assicurazioni, posto telefonico pubblico, noleggio telefoni cellulari, ufficio postale, polizia di stato, carabinieri, banche, giornali, fotocopie, deposito bagagli. Check in con servizio navetta Fiera/Aeroporto (solo per passeggri con bagaglio a mano).